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TG5.it
Tornata a casa "Stardust"
con il suo carico di "polvere di stelle"
Condizioni eccellenti. È quasi
un miracolo che la capsula Stardust, dopo un viaggio di 7 anni e 5 miliardi di
chilometri, sia arrivata sulla Terra quasi intatta e pronta per essere aperta
e rivelare il suo prezioso carico di polvere catturata da una cometa. È
atterrata in perfetto orario, nella notte americana, sul suolo innevato di una
base militare nello Utah. L'applauso liberatorio scoppiato nella sala del
controllo missione, a Pasadena, è arrivato alla fine di una discesa
spericolata nell'atmosfera, a una velocità di oltre 46.000 chilometri all'ora,
seguita passo passo dalle telecamere a infrarosso. Gli elicotteri incaricati
del recupero sono stati guidati dai segnali emessi dalla capsula, appena
toccato il suolo. E ora toccherà alle analisi, alle quali parteciperanno anche
alcuni istituti italiani, capire la composizione della polvere raccolta dalla
coda della cometa, solo pochi grammi rimasti intrappolati nello strumento di
Stardust, una specie di racchetta ricoperta di aerogel, leggero e trasparente
come l'aria, ma estremamente efficiente, tanto da catturare granelli piccoli
fino a un millesimo di millimetro. Polvere nella quale ci potrebbe essere il
segreto della vita. Stardust ha anche portato a terra 72 foto della cometa
Wild 2, le rocce della superficie, crateri e sbuffi di gas e polvere. "Siamo
andati a staccare un pezzo di cometa e siamo tornati a casa" dicono con
orgoglio alla Nasa. La capsula ora sarà trasportata al centro spaziale di
Houston, per il lavoro scientifico.
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L'esito positivo della missione
Stardust è senza dubbio un motivo di entusiasmo anche per noi (Pianeta
Marte.net). Cosa ci aspettiamo dalle analisi delle polevri catturate dalla
coda di Wild 2? Certamente una maggiore chiarezza sulla composizione delle
comete e sulle interazioni che il vento solare ha con esse e le loro
rispettive code. I raggi cosmici e le radiazioni solari in effetti potrebbero
alterare notevolmente la composizione chimica
della coda. In sostanza non è detto che le code delle comete potrebbero
offrire risposte certe sull'origine del sistema solare. Se davvero le comete
hanno un'età di miliardi di anni, indubbiamente potrebbero aiutarci a capire
di cosa era prevalentemente composta la materia originaria dalla quale sono
nati i pianeti, ma vorremmo ricordare un aspetto importante: durante le loro
periodiche orbite, passando vicino al sole, esse subiscono effetti che
senz'altro modificheranno la loro struttura e composizione. I raggi UVA e UBV
ad esempio tendono a spezzare certi legami molecolari, il calore può
modificare la fisionomia superficiale. Col tempo esse tenderanno a
frammentarsi e disperdersi nello spazio, sia staccandosi letteralmente che
sbriciolandosi nella loro coda (orientata in genere verso la direzione del
vento solare).
In sostanza, dalle prossime
analisi delle particelle di polvere non ci aspettiamo dati certi e, per quanto
interessanti e utili, forse potrebbero generare più interrogativi di quanti ne
risolveranno. Spesso ci domandiamo se davvero le comete sono frammenti residui
del sistema solare primordiale. E se invece fossero frammenti originatisi di
recente da qualche altro tipo di evento o fenomeno?
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