Ma perché insistere tanto sulla Missione Phoenix? Fondamentalmente perché si sta rivelando una missione veramente intrigante, considerata la regione in cui è atterrata la sonda. Oltretutto non sappiamo quanto durerà e quindi, tralasciando i 90 giorni dichiarati ufficialmente, potrebbe accadere che un bel giorno le immagini e i dati non arriveranno più a Terra, magari per ragioni banali e/o legate al clima locale. Oppure (ce lo auguriamo di tutto cuore!) Phoenix riuscirà a sopravvivere oltre i 90 giorni stabiliti continuando a fornirci preziosi dati ed immagini.

Detto questo, cerchiamo di fare delle logiche e - nel limite del possibile - pertinenti valutazioni sul materiale qui proposto. Avevamo pensato che, considerata la latitudine presso-polare, le temperature diurne non avrebbero raggiunto valori superiori ai 30°C sotto lo zero. Invece, leggendo la tabella di report relativa al sol 17, risulta un valore di -26°C. Peccato che non sia stata indicata l'ora approssimativa, ma va bene lo stesso. Ci viene spontaneo dedurre, a conti fatti, che il freddo "pianeta rosso" forse non è poi così freddo (oppure non lo è più rispetto al passato). Ma, quanto può influire l'eccentricità dell'orbita sul clima globale di Marte? Trattandosi di ben 42 milioni di km di differenza tra afelio e perielio non si può negare che questo fattore sia determinante sull'andamento climatico a breve e medio termine, nulla però di particolarmente nuovo e clamoroso. Diciamo pure che le temperature possono subire sbalzi molto rilevanti. Più difficile è, invece, fare valutazioni a lungo termine, dal momento che la maggior parte dei dati veramente utili sono stati raccolti perlopiù nel corso del XX secolo, dapprima attraverso metodiche osservazioni telescopiche e poi con i veicoli spaziali. Scientificamente parlando non abbiamo informazioni precise sull'andamento del clima nei secoli o millenni passati, quindi si naviga nelle ipotesi.

Fig. 1. Credits NASA. Editing False Colors by PianetaMarte.net

Fig. 2. Credits NASA. Editing False Colors by PianetaMarte.net

Fig. 3. Credits NASA. Editing by PianetaMarte.net

Report meteo del sol 17. Credits NASA

Riprendiamo per l'ennesima volta il discorso del tasso di umidità relativa e della presunta esistenza di acqua nella bassa atmosfera. Sembrerà strano, ma la "paletta" del robotic arm di Phoenix rappresenta probabilmente un eccellente aiuto per far luce sulla faccenda. Guardate attentamente le figure 1, 2 e 3. Da principio la paletta è perfettamente pulita e riposta nel proprio alloggiamento sul modulo. Successivamente (fig. 2) la paletta appare come se fosse macchiata da qualche cosa. La figura 3 rende ancora più evidente la presenza delle macchioline depositate sulla superficie metallica. E ancora una volta ci chiediamo cosa le abbia prodotte, tenendo conto che i comandi di inizio scavo dovevano ancora arrivare. La nostra opinione, a questo punto, è che le interazioni fra aria e suolo dovrebbero essere molto reali e più complesse di quanto potremmo immaginare, a dispetto di chi crede che Marte sia solamente una landa sterile e quasi senza atmosfera. In altre parole, ciò che ha "sporcato" la paletta di Phoenix potrebbe essere una condensa d'acqua e, forse, se ci soffermassimo un po' meglio sulle altre parti metalliche del modulo la medesima condensa d'acqua si potrebbe riuscire ad isolarla dal contesto.

Le figure 4 e 5 sono senza dubbio le più chiarificatrici. Dopo i primi scavi la paletta del robotic arm ha rilasciato i campioni di suolo raccolti. Osservate attentamente com'è rimasto il fondo della paletta: vi sembra un terreno privo di una qualche forma di sostanza che funge da elemento di coesione? Acqua o forse un tipo di composto chimico capace di creare nel terreno un effetto analogo all'umidità? Gli elementi per riflettere ci sono tutti, ma le risposte certe - purtroppo - scarseggiano. 

Vi interesserebbe un ulteriore provocazione? Che ne pensate se la pressione atmosferica, all'altezza dei sensori di Phoenix, fosse non di 8,35 millibars, ma di 835 millibars? Forse qualche Lettore si stara chiedendo come e perchè... Provate a ragionarci un po' sopra. La soluzione del problema è, tutto sommato, più semplice di quanto immagineremmo...

Fig. 4. Credits NASA. Editing False Colors by PianetaMarte.net

Fig. 5. Credits NASA. Editing False Colors by PianetaMarte.net

Fig. 6. Credits NASA.

Fig. 7. Credits NASA.

Fig. 8. Credits NASA.

Fig. 9. Credits NASA.


Fig. 10. Credits NASA.

Le immagini di figura 6, 7, 8 e 9 rappresentano ulteriori spunti di riflessione e di approfondimento. Le operazioni pianificate da Terra per l'esecuzione degli scavi hanno smosso il terreno superficiale facendo emergere quello che c'è sotto. Avevano proposto alcune ipotesi per tentare di spiegare cosa potrebbe essere la sostanza chiara venuta alla luce: ghiaccio d'acqua, ghiaccio secco oppure sale. Il personale scientifico della NASA ha tentennato pure su queste ipotesi, ma alla fine pare essersi pronunciato a favore dell'acqua ghiacciata.

In realtà noi avevamo ipotizzato che sotto il terreno radente alla superficie si trovano sia il ghiaccio d'acqua che il ghiaccio secco, ma anche il sale; e questa, dal nostro punto di vista, è la soluzione più logica per varie ragioni. Ma poi ci siamo ricordati di un articolo di qualche anno fa presente sul nostro sito. La figura 10 è un animazione prodotta dai tecnici NASA la quale evidenzia le comprensibili difficoltà incontrate per tentare di immettere campioni di suolo nel vano d'analisi ben visibile in basso sul modulo Phoenix.

Fig. 11. Credits NASA.

Fig. 12. Elaborazione by Pianeta Marte.net

Fig. 13. Credits NASA.

Fig. 14. Elaborazione by Pianeta Marte.net

Le figure 11, 12, 13 e 14 bisogna ammettere che sono stupende, sebbene mostrino nient'altro che terreno. Riprendiamo allora il nostro discorso sul cosa potrebbe essere la sostanza chiara emersa dagli scavi. In questi giorni la NASA si è espressa favorevolmente verso l'ipotesi del ghiaccio d'acqua come spiegazione, e tutto sommato, non è un'idea cattiva, anzi... Però noi ci siamo posti altre riflessioni:

  • Esistette davvero un oceano d'acqua salata?

Nel caso l'acqua fosse evaporata gradualmente con l'inaridirsi del clima planetario, tutto il sale disciolto in essa dovrebbe essere ancora li nella distesa che chiamiamo Vastitas Borealis. Ci chiediamo allora quanta acqua sia effettivamente evaporata nel corso del tempo e quanta invece sia rimasta intrappolata nel terreno congelata fino ai nostri giorni. Per questa ragione scavando dovremmo trovare sia acqua ghiacciata che sale. Probabilmente il sale dovrebbe essere molto più semplice da trovare rispetto l'acqua.

  • Equilibri dinamici dei gas.

Al diminuire della pressione atmosferica ne consegue ovviamente una maggiore accelerazione del processo di evaporazione dell'acqua liquida la quale, passando allo stato gassoso, avrebbe fatto nuovamente salire la pressione riportando tutto in equilibrio, ammesso però che i processi siano avvenuti in modo equo. Se invece la pressione fosse scesa in modo rapido ed in tempi brevi probabilmente l'evaporazione non sarebbe bastata a rimettere in equilibrio l'atmosfera. Quindi drastici mutamenti di temperatura, rapido aumento del tasso di radiazioni solari ecc...

Ma se l'atmosfera si fosse modificata lentamente l'acqua evaporata sarebbe comunque piovuta da qualche altra parte del pianeta. Se, diversamente, l'atmosfera si fosse alterata in modo drastico, cosa avrebbe permesso ai gas di fuggire via lasciando il pianeta quasi senz'aria? Una serie di enormi onde d'urto?

  • Trasformazioni del suolo.

Affinchè l'acqua liquida rimanga sopra il terreno occorre che questi sia capace di trattenerla senza assorbirla facendola scendere nel sottosuolo. Possibile che il terreno di Vastitas Borealis sia diventato così poroso da raccogliere tutta l'acqua rimanente? Stiamo parlando di una totale mutazione chimica del terreno!

L'ipotesi NASA circa il ghiaccio d'acqua in effetti è verosimile. Dal momento che sono occorsi 4 giorni marziani prima che le piccole chiazze chiare emerse nello scavo visibile nelle figure 15 e 16 si siano esaurite rimangono poche alternative: acqua ghiacciata evaporata. Però noi siamo leggermente sospettosi: come mai non ci sono stati mostrati i passaggi intermedi dei sol 21, 22 e 23? Il Lettore viene così persuaso a credere che l'acqua sia passata dallo stato solido a quello gassoso saltando quello liquido... Siamo davvero certi che l'acqua non sia passata dallo stato liquido?

Ma la cosa non finisce qui...

Fig. 15. Credits NASA.

Fig. 16. Elaborazione by Pianeta Marte.net

Fig. 17. Credits NASA.

Fig. 18. Elaborazione by Pianeta Marte.net

Evidentemente non c'è solo il ghiaccio d'acqua sotto la patina esterna di superficie. Ghiaccio secco di C02? Può darsi, ma non ne siamo del  tutto convinti. Sale? Questo è più plausibile. Resta un ulteriore possibilità. Potrebbero essere composti analoghi ai carbonati di calcio, di potassio ecc? Perchè no? Si tratta dopotutto di prodotti generati da interazioni fra CO2 e acqua, come accade anche sulla Terra. 

Fig. 19. Credits NASA.

Fig. 20. Elaborazione by Pianeta Marte.net

La sonda Phoenix mentre si appresta a superare i 40 sol di permanenza su Marte non mancherà di affascinarci con immagini e dati. Peccato però che, come al solito, non mancano mai le ambiguità di sempre...

Questo articolo fu pubblicato parecchio tempo prima che la NASA rilasciasse la notizia della scoperta dei sali perclorati nella zona di Phoenix. Benchè noi non abbiamo effettivamente predetto tale scoperta, si evince però che sospettavamo senza ombra di dubbio che "qualcosa di affine doveva esserci". In realtà la scoperta dei perclorati ha rafforzato una volta di più la nostra ipotesi globale sulla storia di Marte.

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