Hard Rock or Soft Rock? |
Dall'Amico e Socio Matteo Fagone (PianetaMarte.net), una
interessante - e controversa - serie di riflessioni ed ipotesi
collegate a quanto viene mostrato in questo intrigante frame
Marziano proveniente dalla Regione di Meridiani. Buona
Lettura!
“Come sapete si è già parlato molto a
proposito di queste Stranezze Marziane e già sono state
proposte alcune ipotesi sulla loro possibile natura ed
origine. Ricapitolando: potrebbe trattarsi di formazioni
sedimentarie prodotte dall'azione dell'acqua, allorché essa si
è combinata con altri elementi ora andati perduti. Oppure
potremmo essere davanti a veri e propri fossili. Fossili che
ci riporterebbero a Forme di Vita indigene, ormai estinte da
ere, anche se c'è qualcuno che ipotizza che i “Mirtilli
Marziani” possano essere delle Forme di Vita tuttora attive
(“vive”, insomma), fondate su principi organici e metabolici
profondamente diversi rispetto a quelli propri dell'ambiente
terrestre.
Difficile prendere una posizione definitiva
visto il ventaglio di opzioni disponibili (tutte, sebbene
ciascuna abbia i propri “pro” ed i propri “contro”,
relativamente accettabili).
Ma lasciamo stare questo
aspetto della problematica – peraltro affascinante – e
soffermiamoci su un aspetto che ora possiamo meglio prendere
in considerazione, grazie a questo bellissimo frame: quanto
sono dure le sferule? Insomma, se le potessimo prendere in
mano si frantumerebbero alla minima pressione? O dovremmo
“impegnarci” per schiacciarle? Oppure, nonostante i nostri
sforzi “distruttivi”, essere rimarrebbero intatte? E se
invece si appiattissero (così come sembra essere accaduto
qualche volta)?
Non si tratta di interrogativi oziosi
poichè le implicazioni connesse alle risposte che potremmo
dare sono oltremodo serie: di cosa sono fatte le “sferule”?
Sono strutture elastiche o rigide? Vediamo: l'elasticità è
direttamente legata – anche – alla temperatura dell'ambiente
esterno. Se su Marte facesse davvero molto freddo (come si
suppone da sempre), con valori medi ben al di sotto dello
zero, dovremmo dedurre che la maggior parte delle strutture
elastiche o semirigide eventualmente esistenti sulla
superficie del Pianeta Rosso si sarebbero dovute irrigidire in
toto per poi diventare oltremodo compatte e dure. Se
questo fosse vero, però, dette strutture, in maniera
proporzionale al loro irrigidimento, avrebbero dovuto anche
diventare fragili. Fragili al punto da frantumarsi
all’esercizio di pressioni anche (relativamente) modeste, ma
questo non pare che accada: strano, non è vero?
Avete
notato che alcune delle sferule riprese in questa immagine
sono praticamente sprofondate nel terreno? Qualsiasi genere di
pressione esse abbiano ricevuto (modesta, ma non
insignificante – pensate alla pressione esercitata dal
passaggio delle ruote del Rover o dall’imposizione dello
Spettrometro Mossbauer) non è stata comunque sufficiente a
frantumarle.
Esse sono state spinte dentro il terreno.
Cosa vuol dire? Riflettete: sono le sferule ad
essere solide e compatte, sebbene rigide? O è il terreno
Marziano il quale, sebbene compatto (ma certo NON ghiacciato),
risulta essere particolarmente soffice (e quindi capace di
assecondare la pressione eventualmente ricevuta)? O forse
si tratta di un concorso di cause?
Riguardiamo il
frame, teniamo a mente queste considerazioni e quindi diciamo
che: forse le temperature superficiali medie di Marte non sono
poi così basse come si ritiene e, quindi, le sferule
potrebbero essere composte di materiali semirigidi
(attenzione: semirigidi potrebbe anche voler dire
“organici”…). E se il suolo fosse realmente (come sembra
da svariate immagini) “relativamente soffice”, quale sostanza
sarebbe capace di ottenere un tale “miracolo” (visto il “gelo”
che dovrebbe caratterizzare l’ambiente Marziano superficiale)?
E se la superficie del Pianeta Rosso fosse realmente
“impregnata” di ghiaccio acqua? Esistono anche delle sacche
“quasi superficiali” del prezioso liquido (come su Encelado)?
E se così fosse, come mai queste acque quasi-superficiali
non spariscono?
Esistono forse degli elementi
ulteriori, contenuti nel suolo Marziano, i quali sono capaci
di “ingabbiare” l’acqua esistente impedendole, però, sia di
fuoriuscire e zampillare, sia di ghiacciare completamente e
sia di evaporare in toto?
Possiamo supporre che su
Marte esista un Ciclo dell'Acqua Aperto?...
Voi che
dite?!?”.
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