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Pianeta Marte.net presenta il Documento Ufficiale della teoria:

"IL SISTEMA BINARIO TERRA-MARTE: Formazione, Sviluppo, Vita e Cessazione."

 

La formazione dei Gemelli Terra-Marte

 

INTRODUZIONE

In questo capitolo ci occuperemo in maniera più dettagliata della nascita di Terra e Marte nella forma di "gemelli" planetari e del sistema binario ad essi associato. Ma è possibile accettare l'idea di pianeti "gemelli", sistemi sincroni, doppi o multipli come si osserva in molte stelle? La nostra risposta è sì. In effetti l'esistenza di sistemi doppi o multipli dipende proprio dalla maniera in cui essi stessi nascono, ovvero nell'abbondanza di elementi base (in particolare l'idrogeno), necessari alla formazione delle stelle, alle caratteristiche dinamiche, alla densità e altri fattori chiave di primaria importanza per lo sviluppo del sistema doppio o multiplo. Le attuali teorie maggiormente accettate, riguardo la nascita e l'evoluzione stellare, hanno senza dubbio molti punti forti ed interessanti nella loro concezione, ma ne hanno anche di meno forti e ancora da approfondire.

PARAGONI E PARADOSSI COSMICI

Un'idea affascinante (forse un po' troppo banalizzante) potrebbe essere quella di paragonare l'intero Universo con la Terra, riferendoci all'ecosistema terrestre con i suoi cicli biologici. Se osserviamo la forma delle galassie, l'aspetto di molti ammassi stellari, le nebulose, le stesse singole stelle, i loro moti ed interazioni, i pianeti, le lune ed i rispettivi moti orbitali, non possiamo semplicemente limitarci a constatarne l'esistenza trascurando l'incredibile ordine e, paradossalmente, la strana tendenza al caos (e all'entropia) che caratterizza l'universo. Pensiamo poi al ciclo di nascita-vita-morte delle stelle: sembrerebbe che dalle "ceneri" di una stella ne potrebbero nascere altre. Molti fenomeni di natura violenta che accadono nei nuclei galattici, nelle esplosioni di supernova e altrove hanno la capacità di "seminare" nello spazio gli elementi chimici necessari per la formazione di nuove stelle. Analogamente, sulla Terra (ad esempio) un albero nasce, cresce e produce i suoi frutti. Questi conterranno i semi dai quali potranno nascere altri alberi. Non solo: le foglie cadendo a terra si decompongono e, nell'arco di un breve periodo di tempo, restituiranno all'ambiente gli elementi chimici necessari alle altre forme di vita. Alla fine l'albero invecchierà e morirà, ma ne nascerà un altro dagli stessi elementi ceduti alla terra. Torniamo ora allo spazio. Quanto fino ad ora esposto non manca certamente di lati oscuri; gli esatti meccanismi che portano alla nascita delle stelle non sono ancora del tutto compresi, così come occorre ben capire il perchè le stelle riescano a organizzarsi in sistemi doppi o multipli senza precipitare su quella che funge da centro gravitazionale. La comprensione degli equilibri gravitazionali non è poi così semplice come potrebbe sembrare. Molte cose le abbiamo afferrate, ma navighiamo ancora nel mondo delle supposizioni.

Ultimamente la fisica sta cominciando ad estendere i propri orizzonti verso idee fino a qualche tempo fa sottovalutate o sconosciute; ad esempio il concetto della non-linearità di determinati fenomeni, o insiemi di fenomeni; la cosiddetta auto-organizzazione della materia che implicherebbe una possibile "complessità irriducibile" tanto nella biologia quanto, addirittura, nei grandi eventi cosmici (comprese le formazioni di stelle, galassie e sistemi solari); infine l'apparente "cooperazione" che traspare in fenomeni facenti parte di un determinato insieme, come ad esempio la stessa cellula oppure una grossa nebulosa interstellare.

La presenza di nuove cognizioni, capaci di arricchire il panorama della scienza fisica (con tutte le sue ramificazioni), potrebbe creare non pochi problemi alle teorie basate su darwinismo e neo-darwinismo. L'evoluzione è sostanzialmente graduale, lineare, possibilmente statica e legata alla casualità, sebbene ultimamente gli evoluzionisti tendono a valutare la possibilità di improvvise mutazioni (specie in biologia) in grado di produrre trasformazioni - spesso dannose - nelle specie viventi, cosicché esse dovranno adattarsi per sopravvivere. Lo stesso principio verrebbe anche applicarlo, pur senza le infinite complicazioni di sistemi basati sulle catene di molecole organiche, alla nascita di uno o più pianeti attorno ad una stella; ma un sistema solare può nascere per pura e semplice evoluzione oppure non nascerà affatto? Inevitabilmente, volendo tirare a sorte tra 1000 anni o 4 miliardi di anni giocando con i dadi, che speranze avremo di ottenete una determinata sequenza di numeri prestabilita entro un preciso ordine? Da qui nasce il nostro principale presupposto che implicherebbe la nascita di due pianeti gemelli presumibilmente entro quella porzione di spazio particolarmente ricca di determinati elementi quali idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto...  minerali e metalli vari (seppur questi ultimi in ridotte quantità).

Se volessimo fare un paragone informatico, saremmo quasi tentati di immaginare il nostro universo come un sofisticatissimo software dotato di un'ampia gamma di istruzioni guida, un'infinita serie di variabili e matrici dinamiche, di cicli iterativi e processi (pseudo?) decisionali, di sub-routine che interagiscono tutte insieme in quello che noi chiameremo "la vita dell'universo". Un'ipotesi fantascientifica? Eppure le coincidenze che legano il microcosmo e il macrocosmo sono impressionanti e troppe per essere solo frutto di una cieca volontà dettata dalla pura evoluzione.

E così sorge una interessante domanda. Come possiamo definire il nostro sistema solare: una regola, un eccezione, un difetto o "pazzia" del programma cosmico oppure una semplice combinazione di istruzioni e interazioni fra variabili e matrici dinamiche? Le risposte possibili potrebbero essere tantissime da abbracciare filosofia, scienza e religione... Una nostra (Pianeta Marte.net) considerazione potrebbe essere la seguente: "Anzitutto che prove scientifiche abbiamo per negare aprioristicamente la possibilità che il nostro universo sia, a tutti gli effetti, un'opera di elevatissima ingegneria e, contemporaneamente, di immensa bellezza artistica?" Si tratta di prendere una decisione e intraprendere poi un determinato percorso analitico, dal quale dipenderanno tutte le altre considerazioni tecniche e filosofiche. Resta inteso che noi applichiamo la medesima domanda anche al nostro sistema solare.

ECCEZIONI E REGOLE

Per tagliare la testa al toro, ci pare al quanto difficile pensare che il nostro sistema solare costituisca una regola, fosse anche solo nella nostra galassia, perchè le osservazioni fino ad ora compiute (e le relative scoperte) hanno mostrato l'esistenza di corpi sub-stellari o planetari, ma di dimensioni comprese tra Giove e Saturno, forse gassosi e posti a distanze relativamente brevi dalla stella madre. Non vogliamo certamente azzardarci di sostenere la totale non-esistenza di sistemi planetari simili o uguali al nostro, in quanto siamo solo agli inizi di una estesa campagna di osservazione spaziale attraverso l'uso di modernissime tecnologie astronomiche; tuttavia, se guardassimo il problema all'inverso, sembrerebbe che una qualche regola invece esista: "In pratica, sarebbe più probabile che si formino sistemi stellari doppi e/o multipli oppure sistemi planetari dotati di corpi sub-stellari e/o pianeti giganti, situati a brevi distanza dal loro sole". A questo punto dovremmo supporre che cosa? Forse che l'auto-organizzazione della materia, diffusa nello spazio, non porti così spesso alla formazione di pianeti rocciosi e di piccole-medie dimensioni intorno alle stelle. Interessante vero? Forse le sub-routine dell'immenso software chiamato "Universo" prevedrebbero principalmente interazioni della materia interstellare atte a produrre e/o generare, in modo del tutto non-lineare, stelle singole, coppie binarie, sistemi tripli o multipli e pianeti di taglia sub-stellare. Potrebbe essere plausibile? Attualmente non possiamo dogmatizzare su niente; diciamo che man mano che la tecnologia progredisce si sta riuscendo ad accrescere il potere risolutivo della strumentazione ottica e radio-astronomica. Le prospettive? Nei prossimi anni, se tutto andrà per il verso giusto, si potranno individuare quegli ipotetici oggetti plantari di taglia terrestre...

Che cos'è allora il nostro sistema solare: un difetto nel software? Oppure è una rara eccezione che forse si potrà verificare in speciali circostanze, in specifici periodi di tempo e in specifiche regione delle galassie (possibilmente a spirale)? Se vogliamo essere sinceri persino la teoria dell'evoluzione potrebbe calzare benissimo in questo quadro teorico perchè la nascita del sistema solare sarebbe solamente il risultato di una serie di istruzioni atipiche, che una mente semplice chiamerà (o meglio percepirà come) "coincidenze e/o casualità".

Veniamo dunque a trattare della nascita di Terra e Marte. 

Presumibilmente i Gemelli si originano nella fascia del sistema solare corrispondente all'attuale distanza della Terra dal sole, probabilmente di pochissimi milioni di km in meno. L'area spaziale doveva essere ricchissima di tutti gli elementi indispensabili alla loro formazione: idrogeno ed ossigeno, carbonio, azoto, ferro, nichel, alluminio, zolfo, silicio ecc.... Ma da dove arrivavano questi elementi? Forse come sottoprodotti delle reazioni nucleari ed emessi attraverso il vento solare, magari durante la fase T-Tauri? Ricordiamo che la nostra stella è infatti un'immensa centrale a fusione nucleare; tuttavia la reazione principale è quella dell'idrogeno che si trasforma in elio ed il vento solare tende a spingere tutto verso l'esterno; però è anche vero che dalle linee spettrali del sole sono state individuate quantità di metalli vari. Forse venivano dalla nebulosa planetaria originale? Può essere, ma da dove arriva la nebulosa stessa? Da una precedente espulsione di materia stellare tipo supernova? Ma a che distanza si trovava la stella originaria? Inoltre, ammettiamo che il nostro Sole sia una stella di seconda generazione, quelle di prima generazione non avrebbero dovuto esse stesse espellere sopratutto l'elio oppure il carbonio, se consideriamo che una stella media diventa una gigante rossa nelle fasi di vecchiaia? Quindi una stella di seconda generazione dovrebbe (teoricamente) possedere maggiori quantità di elio e carbonio sin dalla giovane età, che saranno trasformati in carbonio, ossigeno ed altri elementi. In realtà potrebbero essere già stati espulsi metalli di varia natura acquisiti poi dalla nuova stella (e dai pianeti in formazione). Nella nucleo-sintesi il carbonio può essere trasformato in altri elementi oltre che ossigeno. Tra l'elio e il carbonio esistono inoltre alcuni metalli (riferendoci alla tavola periodica degli elementi conosciuti). E' plausibile che il nostro sole sia una stella di prima generazione la cui vita dovrebbe aggirarsi in circa 10 miliardi di anni. Come possiamo notare la questione dell'origine dei metalli (e degli altri elementi a noi tutti molto cari) non è così semplice come sembra. Dovremmo giustamente ipotizzare che una supernova esplose oltre 5 miliardi di anni fa e che tale stella potrebbe essere stata di "breve vita", seminando nello spazio abbondanti elementi pesanti. Ma a quanto pare, dopo circa 13,7 miliardi di anni dal cosiddetto "Big Bang", sembra che l'idrogeno continui ad essere l'elemento di gran lunga più abbondante in tutto l'Universo. Come mai? In teoria non dovremmo vedere persino stelle di terza generazione (e oltre se fossero di "breve vita") che sintetizzano elementi sempre più pesanti? Nel discutere i presupposti riguardanti la nascita di un sistema solare dobbiamo tener conto che occorrono adeguate quantità di metalli, altrimenti potrebbero non formarsi. Per approfondire meglio il problema inerente la sintesi degli elementi vi suggeriamo la lettura del bellissimo libro della Dott.ssa Margherita Hack "Dove nascono le stelle" (si veda la nostra sezione "Libri suggeriti").

Supponiamo invece che i "mattoni" adatti allo sviluppo di pianeti "terrestri" (nel nostro caso i Gemelli) siano comparsi direttamente alla formazione dell'Universo. Avremmo da risolvere il problema di prima: perchè non siamo stati in grado di scoprire numerosi sistemi planetari uguali o simili al nostro? Dal momento che dovremmo aspettarci una discreta distribuzione in tutto lo spazio occupato dalle galassie di tali elementi "mattone", potevamo ancor più sperare di trovare molti sistemi solari già formati persino nelle stelle a noi vicine. Invece no!

Una caratteristica del nostro sistema solare è la grande abbondanza di acqua. Non c'è affatto da meravigliarsene: c'è acqua dappertutto. Gli anelli di Saturno sono ricchissimi d'acqua, le lune "galileiane" di Giove abbondano d'acqua (tranne Io), la Terra è piena d'acqua, Marte, sembra, possiede ancora la maggior parte dell'acqua originale mescolata nel sottosuolo. Venere possiede acqua, nella fascia di Kuiper e nelle comete c'è tanta acqua...  Mentre i "Gemelli" si accingevano a nascere, da dove allora attinsero tutto il materiale per la loro formazione? Se dunque ci troviamo di fronte ad una eccezione, e se la presenza degli elementi base non è facilmente associabile ad una semplice auto-organizzazione o combinazione di coincidenze fortuite, allora qualcosa o qualcuno potrebbe aver favorito la loro presenza. Extraterrestri iper-tecnologici? Fede in un "Dio Creatore"? Cieca evoluzione? Ciascuno scelga quello che preferisce. Poco importa perchè i pianeti esistono e non possono essersi formati dal nulla!

Quale fu il meccanismo che determinò la nascita dei Gemelli? Naturalmente quello previsto dalle teorie scientifiche tradizionali: il collasso gravitazionale. Abbiamo detto che la materia originaria doveva essere molto ricca di tutti gli elementi base, ma doveva essere anche iperdensa, dotata di una sua marcata energia cinetica, nonché di rotazione e momento angolare uniformi. Nella fase di rotazione si formarono i due nuclei d'aggregazione planetaria che, mantenendola sostanzialmente invariata, determinarono il moto orbitale naturale Pianeta-pianeta,  come sistema binario dotato di baricentro comune. Ma il collasso gravitazionale si caratterizzò anche nel momento angolare di rotazione dei due pianeti su se stessi: era proporzionale alla quantità di massa che acquisivano man  mano, tanto che alla fine risultò essere in perfetta sincronicità. Quando il collasso gravitazionale fu esaurito e tutta la materia venne catturata dai gemelli neonati, il sistema binario ruotava su se stesso in 30 giorni (diciamo che era sostanzialmente il satellite a orbitare), mentre i due pianeti ruotavano se se stessi in 24 ore ciascuno. Il piano orbitale del sistema binario era perfettamente in asse con il sole, così le eclissi si sarebbero verificate ogni 1/2 dell'orbita lunare. L'asse di rotazione era perfettamente in asse con il piano orbitale, così si avevano sempre 12 ore di luce/buio. La densità dei pianeti era probabilmente compresa tra una media di circa 4,5-5,5 g/cm3; le rispettive masse erano comunque molto differenti: quella terrestre è sostanzialmente rimasta la stessa (a parte qualche variazione legata alla sua evoluzione nel corso del tempo), quella della nostra antica compagna (Marte) poteva grossomodo corrispondere a quella di Marte oggi sommata a quella di Mercurio (per arrivare a queste deduzioni ci siamo basati sulla massa volumica, sul volume e la densità, come la fisica insegna) . La gravità della Terra è rimasta praticamente invariata, quella della compagna (Marte) doveva essere quasi doppia di quella odierna, pari circa al 50% di quella terrestre.

Ma che tipo di collasso gravitazionale fu all'origine dei gemelli? Esso avvenne in modo rapido, da una quantità di materia molto densa, tanto che non ci fu sostanziale perdita di energia cinetica che fu infatti ceduta quasi tutta sotto forma di calore. E da queste condizioni le masse planetarie crebbero in breve tempo, raggiungendo le rispettive dimensioni. Marte era forse leggermente più grande di oggi, ma di pochissimo. Noi supponiamo che il diametro poteva approssimarsi a 7000 km (valore ipotetico). Fu grazie all'intenso calore che, nei due pianeti appena nati, si innescò la differenziazione chimica: il ferro e il nichel caratterizzò i rispettivi nuclei dai quali, in funzione delle rotazioni, si attivarono i campi magnetici bipolari su entrambi i pianeti.

Un'altra peculiarità acquisita allo stadio iniziale fu il tipico schiacciamento polare che Terra e Marte presentano. Mentre entrambi erano ancora masse praticamente fluide, la marea gravitazionale fu il primo effetto che definì la forma dei pianeti: una leggera, ma costante, torsione equatoriale creò lo schiacciamento polare. Noi non crediamo molto all'ipotesi che fosse stata la rotazione da sola a produrre tale caratteristica planetaria. Ad ogni modo i Gemelli raggiunsero infine l'equilibrio e iniziarono a raffreddarsi. Marte era destinato ad esaurire l'energia termica molto prima della Terra, a causa delle sue minori dimensioni e gravità. Ma la Terra, proprio perchè più grande, avrebbe esercitato una maggiore tensione sul sottostante mantello caldo di Marte, favorendone una migliore dinamicità ed elasticità. Nelle teorie tradizionali si prevede anche la presenza di certe quantità di elementi radioattivi che concorsero allo sviluppo del calore interno in fase di collasso gravitazionale e su questo noi siamo concordi poichè non ci sono motivi per ritenerlo fuori luogo. Inoltre avrebbero avvantaggiato lo sviluppo del calore interno

VULCANISMO, ATMOSFERE E ACQUA NEI GEMELLI

Che dire delle manifestazioni vulcaniche di Terra e Marte? Fa parte della naturale evoluzione di un pianeta roccioso. Quando noi parliamo di evoluzione deve essere chiaro che non siamo completamente contrari a questo concetto. La parola evoluzione può rappresentare tutta una gamma di fenomeni dotati sostanzialmente di un inizio, uno sviluppo, una trasformazione e un epilogo. Un oggetto che cade, per esempio, può essere rappresentato come un evento che si evolve. Così, man mano che la parte esterna dei neonati pianeti iniziò a raffreddarsi, andava formandosi una crosta per lo più composta dagli stessi elementi basaltici precedentemente fluidi. La crosta tendeva a frammentarsi e ricomporsi continuamente a causa delle interazioni tra l'intenso calore che veniva liberato verso l'esterno e lo spazio esterno stesso, che è dopo tutto estremamente freddo. Così, mentre le superfici solide di Terra e Marte divenivano sempre più spesse, il magma caldissimo veniva confinato sempre più sotto questa crosta superficiale. Esso continuava tuttavia ad esercitare la sua pressione di spinta verso l'esterno fino a quando trovava effettivamente degli sbocchi: si formavano così i vulcani. Per compensare la parte di magma che, venendo espulso durante le eruzioni, si raffreddava divenendo parte della superficie esterna, altrettanta parte di crosta inferiore (quella a contatto con il mantello caldo) subiva una parziale o totale rifusione. Grazie a questo ciclo si formarono successivamente le placche continentali sia sulla Terra che su Marte.

Ma come si formarono le atmosfere di Terra e Marte? Se volessimo invocare la pura e cieca evoluzione potremmo dire che furono i gas emessi durante le eruzioni a formare le atmosfere. E' chiaro che essi fossero prevalentemente l'anidride carbonica, il metano in minori quantità, qualche traccia di ammoniaca, discrete quantità di vapore acqueo, solfati vari e altro... Ma la nostra opinione è che le due atmosfere, nonostante i vulcani avessero giocato un ruolo importante, non furono un semplice prodotto di ciechi miscugli alchemici, piuttosto una calcolata miscela di gas che servivano ad un preciso scopo: trasformare i due pianeti in ciò che dovevano infine diventare. Ancora una volta subentra l'idea di qualche intervento cosciente? Non possiamo ne confermarlo e neppure escluderlo. Il fatto è che la Terra possiede un'atmosfera dotata dei gas "giusti" e nella quantità "giusta". Quella di Marte oggi sembra essere il residuo di un'antica e densa coltre gassosa. Ciò nonostante le atmosfere di Terra e Marte inizialmente dovevano essere molto spesse e opache, praticamente come quella di Venere, impenetrabili. La temperatura superficiale, una volta che i pianeti furono ben solidificati dovette scendere molto a causa della mancanza di irraggiamento solare. La precedente fase probabilmente fu caratterizzata da un forte effetto serra legato al CO2 (guarda caso come su Venere!), ma col tempo esso si esaurì sopratutto grazie a due fattori essenziali: l'acqua e la maggior distanza dal sole rispetto a Venere.

In pratica le atmosfere primordiali dovettero essere ricche di CO2 e vapore acqueo (nonchè azoto ovviamente). La cosa più interessante è che questa nostra supposizione trova qualche riscontro positivo; ad esempio nel libro "La vita nell'universo" (Bignami-Ranzini-Venturoli) a pag. 82 si legge: "Anzitutto, da recenti e accurate misure geologiche, sembra ormai chiaro che l'atmosfera della Terra primitiva non era - come si pensava un tempo - fortemente, ma solo debolmente riducente. Il punto di vista oggi comunemente accettato è che l'atmosfera primitiva fosse una miscela di anidride carbonica, azoto molecolare e vapor d'acqua, combinati con minori quantità di ossido di carbonio e idrogeno molecolare".  

Abbiamo già spiegato che nel sistema solare la presenza di acqua è in effetti molto abbondante. Perchè? Ragioniamoci sopra: forse Saturno fu massacrato da innumerevoli comete che gli permisero di accumularne, tanto quanto per Urano e Nettuno? Forse le stesse comete si sbriciolarono per formare tenere palle di neve negli anelli dei pianeti giganti? Forse le comete si misero d'accordo e formarono Ganimede e Callisto (un'altra coppia di Gemelli!)? Forse le comete caddero a frotte intere sulla superficie di Europa? Forse le fatidiche comete caddero sulla Terra e su Marte fornendo a questi pianeti tutta l'acqua necessaria? Ma quante erano queste comete? E perchè sulla nostra attuale luna non vi sono praticamente tracce di questi massacri cometari? Non ci si venga a raccontare la storiella dei raggi cosmici in quanto non sta molto in piedi... La nostra opinione è che l'acqua si formò, nei Gemelli, durante e, sopratutto, nella fase finale del collasso gravitazionale. La materia rotante era ricchissima di idrogeno ed ossigeno; così questi due elementi furono catturati in quantità proporzionali alle masse ed attrazioni gravitazionali dei pianeti e si combinarono formando acqua (H2O), ossigeno molecolare (O2) e, successivamente, anche ozono (O3). Prima però si combinarono nel formare vari composti minerali (silicati, ossidi di ferro, solfati ecc...). Nella fase finale del collasso e all'inizio del raffreddamento le enormi quantità di vapore acqueo in entrambi i pianeti resero le atmosfere estremamente sature e impenetrabili, dapprima assieme al CO2. Terminata la fase calda il vapore si raffreddò e precipitò in superficie sotto forma di devastanti precipitazioni che formarono gli invasi oceanici, marini e lacustri. Anche il CO2 fu trascinato in superficie formando carbonati e venendo anche assimilato nel suolo. A quel punto le atmosfere divennero prevalentemente formate da azoto (N2) e ossigeno (O2), con sostanziose riserve di vapore acqueo e ozono. Se Terra e Marte non avessero acquisito tanta acqua dalla cattura di idrogeno e ossigeno probabilmente l'effetto serra dovuto al CO2 sarebbe perdurato per molto più tempo. Poichè la formazione degli oceani potrebbe essere associata alla fine della fase calda dei Gemelli, parrebbe ovvio che fu proprio in quel periodo che le acque acquisirono la tipica salinità; sulla superficie vi era probabilmente un fermento chimico di composti minerali a base di carbonio, solfati, cloro e sodio ecc... Ricordiamo poi una cosa importante: lo spazio in definitiva che cos'è? In effetti lo potremmo paragonare ad un qualsiasi oggetto dotato di conducibilità termica, temperatura e densità; in questo caso lo spazio assorbe praticamente tutto il calore che emettono i corpi caldi e glielo cedono, raffreddandosi rapidamente essi stessi. Lo spazio ha una temperatura assoluta pari a -273°C (0°k) e non possiede sostanzialmente nessuna densità. Pertanto il collasso gravitazionale che dovrebbe condurre a pianeti, se non parte già in condizioni di elevata dinamicità ed elevatissima densità, rischia di esaurirsi in corpi freddi o, al meglio, poco caldi.

Che dire delle interazioni magnetiche? Terra e Marte possedevano entrambi un campo magnetico bipolare. Persino nelle teorie tradizionali è ipotizzata questa possibilità e che, per ragioni non del tutto chiare (forse una catastrofe planetaria primordiale), il campo magnetico marziano venne a cessare. A noi interessa capire a cosa potevano servire due campi magnetici cosi vicini. Immaginiamo allora il fenomeno dell'isteresi magnetica. La possiamo vedere all'opera per esempio nelle care vecchie musicassette a nastro; infatti i nastri sono formati da materiale sottoposto ad una magnetizzazione praticamente permanente, mediante un dispositivo magnetizzante. Ma col tempo, e molto lentamente, i nastri tenderanno a smagnetizzarsi e il dispositivo magnetizzante potrebbe esso stesso rovinarsi per usura industriale o altri motivi. I nastri possono smagnetizzarsi anche a causa di agenti termici, magnetici ecc... I nuclei planetari, come quello terrestre, sono composti da ferro-nichel, materiali molto buoni per l'induzione dell'isteresi magnetica. Se dunque anche Marte ne possedeva uno analogo a quello della Terra è plausibile che entrambi interagivano fra loro saturandosi a vicenda e rendendosi permanenti e stabili. Questi campi magnetici planetari formavano una potente barriera dai raggi cosmici e dalle dannose radiazioni solari. Il motore che manteneva attivi i campi magnetici era dato dalle reciproche interazioni gravitazionali e dalle rispettive rotazioni. Un delicatissimo e perfetto equilibrio di forze magnetiche e gravitazionali che rendeva i due pianeti inattaccabili dalle radiazioni nocive. E' palese che sulla Terra abbiamo seri indizi di inversioni del campo magnetico e non solo: sembra che il campo magnetico terrestre stia lentamente perdendo energia, insomma diminuisce. Non sappiamo però quando esso diverrà tanto debole da non svolgere più bene la sua difesa verso le forme di vita (umani compresi). Possiamo dedurre che alla Terra manca qualcosa di stabilizzante.

Così abbiamo presentato la nostra ipotesi su come Terra e Marte nacquero insieme. Se poi nacquero per cieca evoluzione, per auto-organizzazione della materia o per qualche sorta di atto creativo consapevole, questo lo lasciamo al giudizio del singolo. Sebbene evoluzione e auto-organizzazione potrebbero affascinare, dobbiamo riuscire a spiegare il motivo per il quale gli eventi abbiano seguito un determinato percorso a discapito di un altro. Se dunque il software "Universo" potrebbe aver partorito due pianeti dotati di caratteristiche simili, chi lo ha scritto e perchè?

Suggerimenti per un approfondimento del concetto di "auto-organizzazione della materia":

Dott. Luca Pellegrini, "L'intelligenza nascosta nell'Universo". Articolo pubblicato sulla rivista Scienza e Conoscenza, anno 4°, numero 12, secondo trimestre 2005. Per maggiori informazioni www.narkas.org

Dott. Alessio Feltri,  "Genesis" . Articolo pubblicato nel blog "True Planets" del sito Lunar Explorer Italia www.lunexit.it.

 

 

 

PREMESSA

INTRODUZIONE

L'ORIGINE DEL SISTEMA SOLARE

DA DOVE SI E' ORIGINATA LA NOSTRA ATTUALE LUNA?

LET THERE BE LIGHT - Parte 1

LET THERE BE LIGHT - Parte 2

IL SISTEMA SOLARE ORIGINALE: DAI SUMERI AD OGGI

 

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