© 2004 - 2011 Pianeta Marte.net - All right reserved 15 giugno 2012 a cura di Matteo Fagone e Marco De Marco Considerazioni tecniche su pressione, densità e punto triplo su Marte Approfondimenti e valutazioni supplementari in merito alla presenza di acqua liquida su Marte Marte: acqua o CO2? In questo grafico, combinando tra di loro i valori di pressione e temperatura, è possibile osservare il livello di saturazione relativa della CO2 nell’atmosfera marziana. Com’è ben visibile dal grafico, a parte un singolo evento verificatosi nel SOL 211, il livello della saturazione della CO2 non ha mai raggiunto un livello sufficiente alla condensazione, di fatto escludendo che le nevicate del SOL 366 e SOL 961 possono essere costituite da ghiaccio secco. In effetti, per esempio, a 7 hPa di pressione la temperatura necessaria alla formazione di neve di CO2 è di circa -123°C, temperatura per altro mai raggiunta! Grafico delle temperature rilevate dal Viking Lander 2 secondo le tabelle riportate dal Professor Tillman. Come si può notare le temperature sono oscillate da un massimo assoluto di quasi -22oC fino a un minimo (peraltro sporadico e isolato) di -121oC. Sebbene insufficienti alla formazione di ghiaccio secco, stando a questi dati, la quantità di acqua massima contenibile dell’atmosfera durante i mesi invernali è altrettanto insufficiente a giustificare la quantità di ghiaccio osservata. In questa ricerca, pubblicata dal Professor Gilbert Levin l’11 agosto 2011 si legge quanto segue: “la temperatura del suolo alla base della testa del collettore del Viking 2 raggiunse 273oK (0oC, il punto di fusione del ghiaccio d’acqua), alle 14:21 ore locale del Lander, nel SOL 41”. La descrizione prosegue spiegando che la temperatura rimase per parecchi minuti ferma a quel valore prima di poter ulteriormente salire. Questa precisazione serve al professor Levin per dimostrare che fosse in atto un processo di fusione del ghiaccio d’acqua. Osservando però il grafico con i dati riportati dal professor Tillman (grafico blu in alto a destra) ci accorgiamo subito che l’evento sembra realmente accaduto ma a -36oC invece che a 0oC. Chi dei due ha ragione? Questo grafico riporta le misurazioni del Viking 2 (puntini neri) con il grafico calcolato delle temperature massime teoriche raggiungibili dal suolo con le stesse caratteristiche del luogo di atterraggio del Viking Lander 2 (linea blu) e di una superficie di neve fresca alle stesse condizioni di illuminazione (linea rossa). In teoria i puntini neri avrebbero dovuto lambire la linea blu almeno durante il periodo estivo, salvo staccarsi leggermente in direzione della linea rossa durante il periodo invernale a causa della presenza di ghiaccio. Si nota invece come la fascia dei puntini neri sia ben lontana dal limite della linea blu. Proviamo a considerare le affermazioni di Levin come attendibili: ci dovremmo trovare di fronte ad un errore sistematico di -36oC! Come il grafico precedente con in più riportate le posizioni del SOL 41, 366 e 961 con le relative immagini. E inoltre riportato (in azzurro) il periodo corrispondente alla presenza di ghiaccio riportato dalla NASA. Com’è possibile notare le due immagini sono state scattate posteriormente al minimo di temperatura. È da presumere che la presenza del ghiaccio sia cominciata molto prima, probabilmente intorno a 210o di longitudine solare. Grafico della pressione di vapore dell’acqua ingrandito per chiarezza in due diversi punti. Questi grafici esprimono anche la quantità massima d’acqua che l’atmosfera marziano può contenere a secondo della temperatura. Volendo calcolare la quantità d’acqua precipitabile al suolo, bisogna fare la differenza tra la temperatura di partenza della massa satura e della temperatura di arrivo dopo il raffreddamento. Secondo varie fonti il contenuto medio dell’atmosfera marziana dovrebbe aggirarsi intorno a 30 micrometri che corrisponde ad una temperatura di condensazione di -73oC. Se noi per esempio passassimo da questa temperatura a circa -93 dovremmo aspettarci un precipitato di 29 micrometri d’acqua corrispondenti a 290 micrometri di neve fresca. È altrettanto evidente che se la condensazione partisse invece da -100o la quantità totale d’acqua contenuta sarebbe nettamente inferiore, dell’ordine di pochi decimi di micrometro. Dettaglio del SOL 961. Qui mancano i dati diretti, desumibili però dai SOL dello stesso periodo. Qui l’oscillazione è presumibilmente tra i -98oC di massima e -118oC di minima. Correggendo questi valori si ottiene un’oscillazione tra -62oC e -82oC, con uno spazio di deposizione che occupa quasi metà del tempo giornaliero da -73oC a -82oC corrispondenti ad un precipitato di circa 23 micrometri d’acqua ovvero 230 micrometri di neve. I dati corretti sembrano quindi più verosimili alle condizioni di accumulo di neve che si osservano nell’immagine del SOL 961. Riassumendo tutti questi elementi in un’unica immagine possiamo provare a considerare l’effetto di uno spostamento sistematico effettivo di tutti i dati della temperatura di circa -36oC. In effetti dai dati grezzi il ghiaccio comincia a formarsi a temperature inferiori a -108°C. Come abbiamo visto dalla tabella precedente, se la condensazione cominciasse effettivamente a questa temperatura, la quantità precipitabile d’acqua sarebbe ridicolamente insufficiente a giustificare i depositi osservati, ma se noi aggiungiamo i famosi 36° otteniamo un risultato molto diverso. Come si può verificare dai diagrammi precedenti a -72°C abbiamo un precipitato massimo di circa 34 micrometri corrispondenti a 340 micrometri di precipitato massimo di neve, valore molto più accettabile tanto più considerando il fatto che la deposizione è cominciata almeno da 120 SOLs. Sovrapponendo i dati del Viking corretti di 36oC (puntini neri) con le due curve teoriche spiegate precedentemente, si osserva come la fascia dei dati reali lambisca la linea blu per buona parte del periodo primaverile-estivo, guarda caso tutto il periodo in cui la curva passa sopra gli 0°C, quasi come se in realtà l’albedo della superficie cominciasse a variare non appena superato il limite del congelamento dell’acqua! Va peraltro sottolineato che il calcolo della linea blu non includeva il calcolo dell’effetto serra causato dall’atmosfera, che da solo dovrebbe aggiungere altri 10° - 20°C ! Dettaglio della temperatura del SOL 366 in cui si osserva un’oscillazione da un minimo di -109.5°C ad un massimo di -81°C. Correggendo questi valori di 36° otterremo un’oscillazione da -73.5°C a -45°C con uno spazio di deposizione da -73.5°C a -73°C corrispondenti a pochi micrometri d’acqua ovvero poche decine di mi°crometri di neve. Questo è abbastanza corrispondente al fatto che lo strato di neve fosse in fase di assottigliamento in quanto lo spazio di tempo trascorso sopra i -73°C era oramai quasi la totalità del tempo. Diagramma di fase della CO2 per rapporto temperatura-pressione nel range -140°C a -100°C riferito al congelamento del gas. Diagramma di fase della CO2 per rapporto temperatura-pressione nel range -100°C a -60°C riferito al congelamento del gas.