Figura 2
La crescente scoperta di pianeti extra solari, ci ha incentivato a cercare di determinare in maniera accettabile, seppur con le
inevitabili approssimazioni, il clima di un eventuale pianeta in orbita al suo sole. La determinazione esatta della temperatura
media di un pianeta è abbastanza complessa, dovendo tener conto dell'eventuale influenza dell'atmosfera, oltre naturalmente
della temperatura della stella stessa in relazione alla distanza del pianeta. Come per tutti i problemi complessi, è necessario
scomporre tutto in piccoli problemi semplici facili da risolvere.
LA LEGGE DI BOLTZMANN
cominciamo dunque considerando la quantità di energia emanata dalla stella centrale. Se noi conosciamo la temperatura
superficiale della stella e il suo raggio, possiamo ottenere la quantità di Watt/m2 alla distanza di un raggio dal centro della stella,
attraverso la legge di Boltzmann:
Watt/m2 = σ * T^4
dove σ = costante di Stefan-Boltzmann = 0.000000056704
Il Sole ha una temperatura di ~ 5772° K e un raggio di 695660 Km.
Secondo la legge di Boltzmannn il Sole irradia dalla sua superficie ~ 62930153.52 W/m2.
La distanza Terra - Sole, detta anche Unità Astronomica o UA, misura 149597870.7 Km cioè 215.04452 volte il raggio del Sole.
Moltiplicando i Watts superficiali per il quadrato del raggio solare espresso in UA, calcoliamo l'energia irradiata dal Sole alla
distanza di 1 UA:
62930153.52 * (1 / 215.04452^2) = 1360.82 W/m2
Una volta determinato questo valore, sapendo che l'energia varia col quadrato della distanza, è possibile determinare la quantità
di energia a qualunque distanza a noi interessi, dividendo 1360.82 W/m2 per il quadrato della distanza voluta in UA.
Per esempio, Venere dista 0.7233391725 UA dal Sole e quindi:
1360.82 / (0.7233391725^2) = 2600.87 W/m2
Determinare la quantità di energia irradiata da una stella dalla distanza data, è solo il primo passo per i nostri calcoli; nessun
corpo o superficie è in grado di assorbire il 100% dell'energia che lo investe ed è quindi importante considerare "l'albedo" di un
corpo, cioè la percentuale di energia riflessa e quindi non assorbita. Infatti ognuno di noi avrà sperimentato come una superficie
nera assorba molto più calore di una superficie bianca, se esposta al sole.
L'albedo si misura con valori da 0 ad 1 dove 0 rappresenta una superficie ideale nera e 1 una superficie totalmente riflettente.
Volendo sapere la quantità di energia effettivamente assorbita da una superficie irradiata perpendicolarmente, potremo calcolarla
con la formula:
Ea = Er * (1 - albedo)
dove Ea = Energia effettivamente assorbita e Er = Energia ricevuta dal Sole
A questo punto, riapplicando la legge di Boltzmann al contrario, otterremo la temperatura che raggiungerà la nostra superficie
dopo un adeguato tempo di irradiamento:
T = (Ea / σ)^0.25
In questo modo è già possibile calcolare la temperatura massima equatoriale raggiungibile da un pianeta (o satellite) purché
privo di atmosfera.
Per esempio, se applichiamo questo principio alla Luna dove conosciamo già Er, sapendo che mediamente l'albedo lunare è
0.123 calcoleremo la sua temperatura massima così:
Ea = 1360.82 * (1 - 0.123) = 1193.44 W/m2
T = (1193.44 / 0.000000056704)^0.25 = 380.9° K ovvero +107.7° C
Volendo considerare l'intero pianeta, dobbiamo tenere conto che una sfera ha una superficie quattro volte superiore all'area del
cerchio in cui è inscritta e quindi Ea andrà divisa per quattro:
Ea = (1360.82 * (1 - 0.123)) / 4 = 298.36 W/m2
T = (298.36 / 0.000000056704)^0.25 = 269.3° K ovvero -3.8° C
Conoscere l'albedo di un pianeta extra solare attualmente è ancora impossibile. Le tecniche che attualmente ci consentono di
scoprire pianeti intorno ad altre stelle sono tutte basate su metodi indiretti, vista l'attuale impossibilità di osservare questi pianeti
direttamente in quanto "affogati" nella luce della stella centrale, milioni di volte più luminosa.
Possiamo lo stesso ipotizzare dei valori di albedo verosimili utilizzando gli esempi che troviamo nel nostro sistema solare. Nel
nostro sistema solare infatti troviamo già una vasta tipologia di pianeti che converrà prendere come termine di paragone per
ipotizzare le condizioni di un eventuale pianeta extra solare di cui conosciamo almeno massa, diametro, densità e dati orbitali.
Alcuni esempi di albedo
L'INFLUENZA DI UN'EVENTUALE ATMOSFERA
Sebbene con il procedimento appena descritto siamo già in grado di calcolare la temperatura di qualunque asteroide o pianeta
privo di atmosfera, la presenza di quest'ultima introduce delle variazioni anche notevoli al quadro termico di un pianeta.
Generalmente un'atmosfera tende a ridurre le differenze termiche tra zone illuminate e zone in ombra così come tra l'equatore e i
poli. Oltre a ciò, l'atmosfera tende a trattenere il calore riemesso dal pianeta stesso nell'infrarosso, che è una particolare
“frequenza” della luce a cui molti gas non sono trasparenti e che quindi trattengono accumulando calore. Questo accumulo di
calore, noto anche come “effetto serra”, può innalzare anche notevolmente la temperatura media oltre che appiattire
notevolmente le escursioni termiche.
La Terra, per esempio, ha un albedo medio di 0.29 , quindi se non tenessimo conto dell'atmosfera otterremo il seguente risultato:
Ea = (1360.82 * (1 - 0.29)) / 4 = 241.55 W/m2
T = ( 241.55 / 0.000000056704)^0.25 = 255.5° K ovvero -17.7° C
In realtà, la temperatura media della Terra è +15° C cioè 32.7° C più alta del suo valore teorico!
Per raggiungere questa temperatura occorrono 390.92 W/m2 ovvero 1.6184072 volte il valore teorico. Quindi, tenendo conto del
fattore “effetto serra”, siamo in grado di calcolare la temperatura media corretta anche in presenza di un'atmosfera:
Ea = ((1360.82 * (1 - 0.29)) / 4) * 1.6184072 = 390.92 W/m2
T = ( 390.92 / 0.000000056704)^0.25 = 288.1° K ovvero +15.0° C
Ipotizziamo di spostare la Terra nell'orbita di Venere:
Ea = ((2600.87 * (1 - 0.29)) / 4) * 1.6184072 = 747.14 W/m2
T = ( 747.14 / 0.000000056704)^0.25 = 338.8° K ovvero +65.7° C
È facilmente immaginabile che a quella temperatura, grandi quantità di vapor d'acqua ed altri “gas serra” andrebbero ad ispessire
l'atmosfera aumentando l'effetto serra stesso; questo genererebbe un effetto a catena che porterebbe alla totale evaporazione
degli oceani creando così un'atmosfera densissima e caldissima, praticamente un gemello di Venere!
Il pianeta Venere ha un albedo di 0.75, quindi se non tenessimo conto dell'effetto serra, otterremo la seguente temperatura
media:
Ea = (2600.87 * (1 - 0.75)) / 4 = 162.55 W/m2
T = (162.55 / 0.000000056704)^0.25 = 231.4° K ovvero -41.8° C
Stando a quanto sopra ci aspetteremmo che Venere fosse un pianeta ghiacciato, invece la sua atmosfera densissima (92 atm di
pressione al suolo) fa si che la temperatura sia di circa 464° C costanti su tutto il globo!
Per raggiungere quella temperatura occorrono in realtà 16743.15 W/m2 ovvero 103.00044381 volte il valore reale assorbito.
Ecco allora il calcolo corretto per Venere:
Ea = ((2600.87 * (1 - 0.75)) / 4) * 103.00044381 = 16743.15 W/m2
T = ( 16743.15 / 0.000000056704)^0.25 = 737.1° K ovvero +464.0° C
Inoltre, se un pianeta con un effetto serra ai livelli di Venere fosse posto nell'orbita della Terra, la situazione non migliorerebbe in
modo significativo:
Ea = ((1360.82 * (1 - 0.75)) / 4) * 103.00044381 = 8409.93 W/m2
T = ( 8409.93 / 0.000000056704)^0.25 = 620.6° K ovvero +347.4° C
Se volessimo porre Venere alla distanza giusta per avere una temperatura media di 15° C come la Terra, dovremmo allontanarlo
sino all'orbita di Giove.
Alla luce di ciò, è chiaro quanto sia dispersivo parlare di “zona abitabile” in termini assoluti; ogni tipologia di pianeta produce una
sua zona di abitabilità in relazione al suo albedo e alla capacità della sua atmosfera di trattenere ed accumulare il calore.
Ecco una tabella che riassume la quantità di effetto serra per i vari corpi del sistema solare dotati di atmosfera, tenendo conto
che i pianeti gassosi celano le loro vera superficie liquida sotto pesantissimi strati di gas e aerosol sempre più caldi e densi man
mano che si scende di quota. Per questo motivo, si fa riferimento alla quota in cui la pressione è di 1 atm.
Purtroppo attualmente le indagini spettrali non forniscono ancora informazioni sufficientemente attendibili a determinare la natura
dell'eventuale atmosfera, ma anche qui è possibile farsi un idea analizzando la tipologia delle varie atmosfere dei pianeti e delle
lune che noi conosciamo.
La capacità di un pianeta di trattenere i gas che poi formeranno la sua atmosfera, dipende principalmente da una combinazione
di temperatura e gravità superficiale. Tutti i pianeti con una gravità prossima o addirittura superiore a quella terrestre hanno
trattenuto un'atmosfera molto densa. Nel caso dei pianeti gassosi, persino l'idrogeno e l'elio sono stati trattenuti. Vorrei anche
aggiungere che la Terra ha perso quasi totalmente la sua atmosfera originale a seguito dell'impatto che generò la Luna e che
quindi l'atmosfera attuale è probabilmente molto meno densa di quella originale.
IL SISTEMA DI KEPLER 452
Il sole che illumina Kepler 452b è in effetti molto simile al nostro sole; ripartiamo quindi con i nostri calcoli seguendo la stessa
logica che abbiamo applicato al nostro Sole partendo dal dato che il raggio è 1,11 volte il raggio solare e la temperatura è 5757
°K.
Il raggio della stella Kepler 452 è quindi pari a 772.182,6 km ovvero 193,7338 volte più piccolo di una UA. Sulla sua superficie
troviamo 62.287.172,07 watt/m2. Calcoliamo ora la potenza irradiata alla distanza di una UA:
62.287.172,07 * (1/193.7338^2) = 1659.54 watt/m2
Ma Kepler 452b si trova ad una distanza di 1.046 UA quindi:
1659.54/1.046^2 = 1516.79 w/m2
Questo vuol dire che Kepler 452b riceve circa 11,46% di energia in più rispetto alla Terra. Inoltre vista la sua massa, la gravità
superficiale è pari a 1,9 volte di quella terrestre. Con una gravità così elevata è molto facile che abbia conservato un'atmosfera
estremamente densa, probabilmente non solo azoto e anidride carbonica, ma anche metano e altri idrocarburi.
Proviamo ora a ipotizzare la temperatura media tenendo conto di diversi tipi di effetto serra. Benché poco probabile visto quanto
appena spiegato, partiamo con l'ipotizzare la sua temperatura media utilizzando come riferimento i dati di albedo e effetto serra
della Terra.
Ea = ((1516.79 * (1 - 0.29)) / 4) * 1.6184072 = 435.72 W/m2
T = ( 435.72 / 0.000000056704)^0.25 = 296.1° K ovvero +22.9° C
Come si può notare già così la temperatura sarebbe di 8 gradi più alta che sulla Terra, cosa peraltro non totalmente indolore a
livello climatico. Sulla Terra una temperatura simile provocherebbe il rilascio di enormi quantità di metano che attualmente
giacciono nei fondali oceanici sotto forma di ghiaccio di idrato di metano. Tale rilascio causerebbe un ulteriore innalzamento della
temperatura tra i 15 e i 20 gradi che porrebbero a grave rischio la stabilità dell'acqua liquida. Ma come dicevamo
precedentemente, è più facile aspettarsi che Kepler 452b possieda un'atmosfera molto densa e molto più ricca di gas serra, più o
meno sul tipo di Venere. Prima di concludere usando Venere come riferimento, proviamo a considerare una media dei pianeti
gassosi cioè un albedo di 0.33 e un effetto serra di ~5:
Ea = ((1516.79 * (1 - 0.33)) / 4) * 5 = 1270.31 W/m2
T = ( 1270.31 / 0.000000056704)^0.25 = 386.9° K ovvero +113.7° C
Come si può notare, siamo già oltre il punto di ebollizione dell'acqua, quindi ben oltre il punto in cui l'effetto serra sfugge verso
valori tali da produrre un ambiente di tipo venusiano. A questo punto, calcoliamo la temperatura media che avrebbe Venere se
posto nelle stesse condizioni:
Ea = ((1516.79 * (1 - 0.75)) / 4) * 103.00044381 = 9764.35 W/m2
T = ( 9764.35 / 0.000000056704)^0.25 = 644.2° K ovvero +371.0° C
Considerando che Kepler 452b ha una massa ~5 volte quella terrestre e un diametro di 1.63 volte, la sua densità è ~ 6.4 g/cm3
contro una densità media della Terra di 5.514 g/cm3. Questo fa di Kepler 452b un pianeta decisamente “roccioso”, ma l'elevata
gravità superficiale (1.9 g) deve aver sicuramente determinato lo sviluppo di un'atmosfera molto densa probabilmente di tipo
venusiano, con in più probabilmente la presenza di metano e altri idrocarburi. In tali condizioni la temperatura potrebbe aggirarsi
intorno a +371° C a causa di ciò che normalmente si definisce “Runaway greenhouse effect” (Effetto serra fuori controllo).
8 agosto 2015 - Marco De Marco
Per farci un’idea di cosa sia l’albedo di un corpo
celeste, possiamo osservare la differenza tra i livelli
di luminosità tra la Terra e la Luna.
Questa rappresentazione artistica di Kepler 452b ha fatto
il giro del mondo.
Un’altra rappresentazione artistica di Kepler 452b
Per l’ennesima volta abbiamo assistito ad un classico
offerto dai mass media d’Italia e del mondo intero:
la spettacolarizzazione di una scoperta spettacolare.
Alla base di questo malcostume mediatico ci sono
varie ragioni; tuttavia è più probabile che la necessità
di attrarre lettori e incanalare clienti ai numerosi
sponsor pubblicitari sia il fattore più incisivo.
Dopotutto, qualcuno potrebbe ritenere che gonfiare
le notizie, specie quelle più “sterili” e meno gossip,
non causerà niente di male. E’ solo un modo come
un altro di fare giornalismo.
Ma quale effetto ha sul lettore ricevere notizie cariche
di entusiasmi e aspettative le quali verranno poi - e
quasi sempre - ridimensionate e sgonfiate?
Forse creare false aspettative su qualcosa che è, di
fatto, meno di un punto luminoso nella distesa dello
Spazio ci permette di sparare elucubrazioni d’ogni
genere, indimostrabili, per cui “tutto è possibile”...
E allora ci domandiamo: che differenza passa fra chi
ricorre alla spettacolarizzazione di una scoperta e
chi vede faccine e piramidi ovunque in pianeti e lune?
La realtà è che esiste una sostanziale differenza fra
rendere attraente la scienza e le relative scoperte,
anche utilizzando la tecnologia e gli effetti, per aiutare
a capire il valore di ciò che si trasmette, e il gonfiare
le notizie aggiungendo inesattezze, cose non dette e
simili solo per catalizzare indebitamente l’interesse
verso chicchessia....
Oppure, non sarà che si esagera per ottenere forse
l’attenzione delle istituzioni per ottenere fondi per la
ricerca? Perchè, sfortunatamente, sembra proprio
che negli ultimi anni la “crisi” economica mondiale è
diventata lo spauracchio di tutti, specialmente per
l’industia aerospaziale e ciò che in essa vive...
Dobbiamo allora concludere che il lavoro che viene
svolto nell’ambito della ricerca di esopianeti sia da
gettare via? No!
Grazie al duro lavoro compiuto da molti scienziati,
oggi abbiamo la certezza assoluta che praticamente
tutte le stelle hanno almeno un pianeta che gli orbita
attorno, non importa di che taglia e con quali proprie
caratteristiche.
Ne consegue che è altamente probabile che esistano
pianeti di taglia terrestre, orbitanti attorno a stelle del
tutto simili al nostro sole, con caratteristiche simili al
nostro pianeta....
Col tempo, raffinando gli strumenti e le tecniche se
ne scopriranno sempre più e sempre più vicini al
tanto desiderato target “simile alla Terra”....
Naturalmente sappiamo che la spettacolarizzazione
della scienza non cesserà e continueremo a vedere
il gossip spaziale.
Vuol dire che ci inventeremo una nuova figura di
debunker... Visto che ce ne sono fin troppi che vanno
a caccia di bufale spaziali fra ragni, facce, statuine,
templi e ciarpame vario (ergo come giocare a dadi
truccati e indovinare sempre il numero), noi qualche
volta potremo magari riservare un po’ di tempo per
sbufalare il gossip mediatico....
E....visto che Kepler 452b molto probabilmente è un
pianeta le cui caratteristiche dovrebbero avvicinarsi
(in base alle ultime stime) a una “super-Terra-super-
Venere”, siamo spiacenti di annunciare che..............
SUL PIANETA B NON INCONTREREMO ET
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