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Allo stato attuale si ritiene che i pianeti di tipo "terrestre" abbiano fondamentalmente certe caratteristiche comuni. Essendo corpi rocciosi e tipicamente assai più densi dei pianeti gassosi, sono composti da elementi pesanti come ferro, nichel, silicati vari e combinazioni di elementi più leggeri. Per intendersi, l'ossigeno, l'azoto e il carbonio, se prendiamo la Terra come paragone, possiamo trovarli non solo come gas liberi, ma anche nel terreno.

Nelle fasi iniziali della formazione di un pianeta di tipo "terrestre" si suppone che la costante accumulazione di elementi, sotto forma di atomi e molecole produce infine una proto-massa che, a causa del suo stesso peso, collassa su se stessa inducendo una reazione termica al suo interno. In questa fase sono proprio gli elementi più pesanti a precipitare verso il punto centrale del proto-pianeta, mentre quelli più leggeri tendono a emigrare verso l'esterno; qui si formerà la crosta esterna superficiale. Tra il nucleo di elementi pesanti e la crosta superficiale abbiamo un cosiddetto "mantello" di elementi caldi, presumibilmente allo stato liquido. Ovviamente il nucleo, essendo compresso e sotto pressione, si ritiene sia allo stato solido, ma estremamente caldo.

Da qui possiamo comprendere un aspetto molto interessante: indipendentemente da come un pianeta potrebbe formarsi (vedremo poi altre ipotesi), sta di fatto che esiste un certo momento in cuoi il corpo planetario si può ritenere finalmente "maturo".Ma quando? Quando si stabilisce l'equilibrio tra la spinta gravitazionale verso il suo stesso centro di massa e la spinta verso l'esterno generata dal calore interno, peraltro provocata dal suo stesso peso. In sostanza si tratta di fenomeni direttamente contigui e legati fra di loro. Tanto più il pianeta è denso, maggiore sarà la sua massa, proporzionalmente al suo volume. Di conseguenza maggiore sarà l'energia termica interna, la pressione e la spinta verso l'esterno. 

Quali sono gli effetti osservabili, scaturiti da quanto fin'ora descritto? Ciò che noi definiamo come "vulcanismo" ne sono un interessante effetto. Potremmo definire i vulcani come la valvola di sfogo di un pianeta, allorchè l'energia accumulata in determinati momenti diventa troppo elevata e viene liberata attraverso l'espulsione di magma verso la superficie. 

Si presume che la formazione del campo magnetico sia parte naturale del processo di sviluppo del pianeta, ma l'evidenza di tale campo sarà manifesta dopo un certo tempo dall'effettiva nascita del corpo stesso. Da questo presupposto si direbbe che i pianeti "terrestri" in realtà abbiano delle curiose differenze tra di loro. Ne riparleremo poi. Per il momento dobbiamo soffermarci su un'altra peculiarità che ci deve far riflettere. In un pianeta abbiamo praticamente il nucleo solido, il mantello liquido e la crosta solida. Attenendoci alle leggi che regolano la dinamica dei fluidi parrebbe evidente che un corpo solido, immerso in un corpo liquido, potrebbe muoversi, ruotare, spostarsi senza sostanzialmente variare il volume nel quale è immerso. Allo stesso modo anche la crosta esterna potrebbe muoversi "galleggiando" sul mantello liquido, esattamente come qualsiasi sostanza che galleggia sull'acqua. La differenza sta nel fatto che la crosta esterna è sensibile alle ondulazioni del mantello superiore, che possono essere prodotte da zone dove la temperatura può cambiare, la densità può essere leggermente disomogenea rispetto ad altre parti, ed altro ancora. Comprendiamo in pratica la causa del movimento delle piattaforme continentali, dei terremoti e altri fenomeni analoghi.

E' ovvio che si arriva facilmente a dedurre come il nucleo di un pianeta possa ruotare in un senso, mentre la sua litosfera possa ruotare, ad esempio, in un senso opposto; tutto questo perchè entrambi sono soggetti al mantello liquido. Ma sopratutto si arriva a dedurre che l'equilibrio di un pianeta, in realtà, è piuttosto delicato. Se ad esempio la densità di un pianeta fosse bassa e, quindi, la sua massa fosse insufficiente da creare un rilevate effetto di pressione interna, accadrebbe che il corpo planetario forse non avrebbe vulcani e calore interno rilevante. Non potrebbe sviluppare atmosfera, fenomeni di abduzione e subduzione, insomma sarebbe un corpo morto. Proporzionalmente legato al volume, si noti, la densità e la massa contribuiscono al destino del pianeta. Se la Terra, ad esempio, fosse stata più grande, ma con la stessa quantità di massa e densità, forse sarebbe un pianeta inerte.   

Un altro aspetto che mostra quanto l'equilibrio di un pianeta sia delicato è mostrato dalle perturbazioni gravitazionali e magnetiche esterne. Abbiamo detto che un corpo solido può muoversi dentro un corpo liquido. Tuttavia, nel caso dei pianeti, un fenomeno del genere è estremamente improbabile che possa verificarsi, a meno che non intervenga un fattore esterno. Si potrebbe dimostrare sperimentalmente così: Prendete un palloncino e, se ci riuscite, infilategli una calamita sferica. Riempite d'acqua e chiudete il palloncino. Ora prendete un potente magnete e avvicinatelo al palloncino. Noterete che la calamita si muoverà in un senso o nell'altra, a seconda della repulsione-attrazione magnetica, all'interno del palloncino pieno d'acqua. Nel caso di un pianeta interviene anche, in modo molto più prepotente, l'effetto di marea gravitazionale. Oggi possiamo tuttavia osservare un fenomeno interessante di interazione gravitazionale e magnetica tra Giove d il satellite Io. Poichè i campi gravitazionale e magnetico di Giove sono estesi e, dal momento che Io orbita a 420.000 km dal pianeta, quest'ultimo è sottoposto a una continua torsione, tale da produrre rilevanti effetti di vulcanismo e, a quanto pare, scariche elettriche.   

Applicando a Marte questi concetti giungiamo al punto critico della trattazione. Infatti le teorie maggiormente accreditate volevano per Marte la presenza di un nucleo solido, ma le recenti scoperte del Mars Global Surveyor hanno dato risultati al quanto strani. Vediamo.

Finalmente la notizia anche in Italia!
di Margherita Campaniolo


Marte avrebbe un nucleo morbido
La parte esterna del nucleo del pianeta è probabilmente liquida

Fisici del Jet Propulsion Laboratory della NASA, negli Stati Uniti, hanno scoperto che il nucleo del pianeta Marte potrebbe essere morbido e forse liquido. Lo studio, che analizza dati presi in più di tre anni dalla missione Mars Global Surveyor (MSG), è in contraddizione con risultati precedenti che indicavano un nucleo solido.
Precedenti analisi sui meteoriti avevano mostrato che la crosta marziana è magnetica. Questa informazione, insieme alle misure del momento di inerzia, implica che il pianeta rosso possiede un grande nucleo di ferro che in passato era liquido.
I ricercatori hanno studiato il fenomeno delle maree solide, causate dall'attrazione del campo gravitazionale solare sul pianeta. Queste maree provocano anche leggere alterazioni nell'orbita del MSG attorno a Marte. Dalla misura di queste alterazioni, gli scienziati hanno calcolato la deformazione che subisce il pianeta, che a sua volta dipende dalla sua rigidità.
I risultati indicano che Marte è maggiormente deformato, e quindi meno rigido, di quanto si stimasse in precedenza. Questo implica un centro liquido, almeno per quanto riguarda la parte più esterna del nucleo. Il gruppo di scienziati spera ora di migliorare il proprio studio usando nuovi dati del MSG e le informazioni della navicella Odyssey, anch'essa in orbita attorno a Marte.

Fonte: Le Scienze


Questa notizia, naturalmente è recentissima, circa 1 anno fa, ed è stata pubblicata su Scienceexpress del 6 marzo 2003; autore dell'articolo era  C. F.Yoder del JPL. Le analisi dello spostamento Doppler effettuate mediante Mars Global Surveyor, applicate agli effetti di marea, mostravano apparentemente che Marte non possedeva un nucleo solido, bensì liquido.

Una spiegazione al quanto controcorrente, ma estremamente interessante è data dal modello Velikovsky/Ackerman. Naturalmente non pretendiamo che sia la teoria perfetta e la verità assoluta. Ciò nonostante offre una valida spiegazione d'insieme:

Secondo Ackerman, Marte in realtà possedeva il nucleo solido ed era bipolare. Poichè Marte fu deviato dalla sua orbita originale da proto-Venere e fu catturato dalla Terra, venne a formare con essa una coppia geosincrona. Naturalmente la Terra era un pianeta più grande di Marte, ed aveva un campo gravitazionale e magnetico nettamente più forti. 

Inevitabilmente la marea gravitazionale e il campo magnetico terrestre produssero effetti disastrosi su Marte al punto che il nucleo fuoriuscì decomprimendosi successivamente e raffreddandosi, andando alla deriva nel sistema solare interno. Il resto del pianeta Marte (con la rimanenza del mantello di ferro liquido) andò alla deriva anch'esso poichè la quantità di energia inerziale della sua orbita risultò essere maggiore, avendo perso molta massa. L'attuale Marte è un pianeta a bassa massa e densità.

Un altro aspetto associato a quanto detto è che i campi magnetici planetari provengono dalle flussi di correnti superconduttrici che scorrono nel nucleo solido, composti di un composto cristallizzato di FeH, scoperto durante un esperimento in cui dell'idrogeno entrò accidentalmente nell'ambiente. Questa sostanza è molto simile alla composizione del nucleo della Terra più di molte altre. Le caratteristiche di superconduttività del cristallo ricordano molto l'induzione di Faraday.

Stranamente Mercurio possiede un campo magnetico bipolare indebolito. Secondo il modello teorico di Ackerman Mercurio sarebbe il nucleo di Marte che, non essendo stato più sotto pressione, subì una decompressione e un rapido raffreddamento. Il fatto è che effettivamente Mercurio è prevalentemente composto da materiale tipico dei nuclei planetari. Il residuo magnetico si trova nelle profondità del pianeta.

Per quanto riguarda Marte oggi, rimane un pianeta pressocchè fluido, con bassa densità e massa ed i residui dell'antico campo magnetico sono completamente deformati e irregolari. Naturalmente le teorie tradizionali, che per lo più riflettono le dottrine uniformistiche della geologia, hanno difficoltà nell'addurre una spiegazione pienamente soddisfacente circa la mancanza del nucleo solido. Vedremo quali sviluppi interessanti ci saranno prossimamente man mano che l'argomento verrà approfondito.

Per approfondire il modello di Ackerman visitare www.firmament-chaos.com  

    

 

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