© 2004 - 2011 Pianeta Marte.net - All right reserved 3 AGOSTO 2008 (con aggiornamenti ad agosto 2011) Ci sono voluti quasi 50 anni per avere la certezza "ufficiale" che sulla superficie marziana esiste l'acqua? Può darsi che a qualcuno potrà sembrare così. Ma la "grande novella" diffusa recentemente non è certo una scoperta, bensì la conferma di qualcosa che era ben risaputo. Dell'acqua di Marte se n'è e parlato per decenni, qualche volta con entusiasmi ed altre volte con spirito di disillusione. Ora ciò che conta è la sostanza: l'acqua su Marte c'è e basta. A noi non interessano le altalene degli Enti Spaziali propagandate poi dai Mass Media. Per distinguerci dalle scarne notiziole diffuse in questi giorni vi proponiamo la versione ufficiale del comunicato NASA del 31 luglio 2007 in lingua originale e poi tradotta in italiano a beneficio di tutti i nostri Lettori, dopodiché esporremo un nostro commento. La "workspace" di Phoenix a "colori". Credits NASA. NASA Spacecraft Confirms Martian Water, Mission Extended (31.07.2008) TUCSON, Ariz. - Laboratory tests aboard NASA's Phoenix Mars Lander have identified water in a soil sample. The lander's robotic arm delivered the sample Wednesday to an instrument that identifies vapors produced by the heating of samples. "We have water," said William Boynton of the University of Arizona, lead scientist for the Thermal and Evolved-Gas Analyzer, or TEGA. "We've seen evidence for this water ice before in observations by the Mars Odyssey orbiter and in disappearing chunks observed by Phoenix last month, but this is the first time Martian water has been touched and tasted."  With enticing results so far and the spacecraft in good shape, NASA also announced operational funding for the mission will extend through Sept. 30. The original prime mission of three months ends in late August. The mission extension adds five weeks to the 90 days of the prime mission. "Phoenix is healthy and the projections for solar power look good, so we want to take full advantage of having this resource in one of the most interesting locations on Mars," said Michael Meyer, chief scientist for the Mars Exploration Program at NASA Headquarters in Washington. The soil sample came from a trench approximately 2 inches deep. When the robotic arm first reached that depth, it hit a hard layer of frozen soil. Two attempts to deliver samples of icy soil on days when fresh material was exposed were foiled when the samples became stuck inside the scoop. Most of the material in Wednesday's sample had been exposed to the air for two days, letting some of the water in the sample vaporize away and making the soil easier to handle. "Mars is giving us some surprises," said Phoenix principal investigator Peter Smith of the University of Arizona. "We're excited because surprises are where discoveries come from. One surprise is how the soil is behaving. The ice-rich layers stick to the scoop when poised in the sun above the deck, different from what we expected from all the Mars simulation testing we've done. That has presented challenges for delivering samples, but we're finding ways to work with it and we're gathering lots of information to help us understand this soil." Since landing on May 25, Phoenix has been studying soil with a chemistry lab, TEGA, a microscope, a conductivity probe and cameras. Besides confirming the 2002 finding from orbit of water ice near the surface and deciphering the newly observed stickiness, the science team is trying to determine whether the water ice ever thaws enough to be available for biology and if carbon-containing chemicals and other raw materials for life are present. The mission is examining the sky as well as the ground. A Canadian instrument is using a laser beam to study dust and clouds overhead. "It's a 30-watt light bulb giving us a laser show on Mars," said Victoria Hipkin of the Canadian Space Agency. A full-circle, color panorama of Phoenix's surroundings also has been completed by the spacecraft. "The details and patterns we see in the ground show an ice-dominated terrain as far as the eye can see," said Mark Lemmon of Texas A&M University, lead scientist for Phoenix's Surface Stereo Imager camera. "They help us plan measurements we're making within reach of the robotic arm and interpret those measurements on a wider scale." The Phoenix mission is led by Smith at the University of Arizona with project management at NASA's Jet Propulsion Laboratory in Pasadena, Calif., and development partnership at Lockheed Martin in Denver. International contributions come from the Canadian Space Agency; the University of Neuchatel, Switzerland; the universities of Copenhagen and Aarhus in Denmark; the Max Planck Institute in Germany; and the Finnish Meteorological Institute. La sonda Phoenix. Osservate la monocromaticità tipica delle elaborazioni NASA del paesaggio marziano (sinistra) rispett6o alla nostra versione in "natural colors" (destra). Credits NASA. Elaborazione aggiuntiva by PianetaMarte.net La sonda spaziale NASA conferma l'acqua su Marte. Missione estesa (31 luglio 2008) TUCSON, (Arizona) -- Le prove di laboratorio a bordo del lander NASA Phoenix hanno identificato l'acqua in un campione di terreno. Mercoledì Il braccio robot del lander ha raccolto un campione di suolo immettendolo in uno strumento che identifica i vapori prodotti dal riscaldamento dei campioni. “Abbiamo l'acqua" ha detto William Boynton dell'Università dell'Arizona, responsabile del Thermal and Evolved-Gas Analyzer, TEGA. “Avevamo ottenuto indizi riguardo l'acqua ghiacciata in precedenti osservazioni mediante i rilevamenti satellitari di Mars Odyssey e dalla scomparsa di grossi blocchi osservati il mese scorso da Phoenix, ma questa è la prima volta che l'acqua Marziana è stata raccolta toccata ed assaporata." Considerati gli ottimi risultati finora raggiunti e le buone condizioni di salute di Phoenix la NASA ha annunciato che il finanziamento operativo per la missione verrà esteso fino al 30 settembre. La missione principale di tre mesi avrebbe raggiunto la fine entro il mese di agosto. L'estensione aggiungerà altre cinque settimane ai 90 giorni pianificati. “Phoenix è sana e si prevedono buoni approvvigionamenti di energia solare, in modo da poter trarre il massimo vantaggio dall'utilizzo di questo mezzo atterrato in una delle più interessanti posizioni di Marte" ha detto Michael Meyer, responsabile del Mars Exploration Program della NASA a Washington. Il campione di terreno proveniva da una scavo profondo circa 2 pollici, nel momento in cui il braccio robot ha raggiunto quella profondità ed ha colpito uno strato duro di terreno congelato. Due tentativi di trasportare campioni di terreno ghiacciato nei giorni in cui erano stati esposti avevano dato esito negativo quando la paletta li aveva raccolti. Tuttavia la maggior parte del materiale contenuto nel campione di mercoledì era stato esposto all'aria per due giorni, favorendo l'evaporazione di una parte dell'acqua e rendendo il terreno più facile trattare. “Marte ci sta riservando alcune sorprese" ha detto il Ricercatore Peter Smith della Università dell'Arizona. “Siamo emozionanti perché le sorprese giungono proprio da dove arrivano le scoperte. Una di esse riguarda il comportamento del terreno. Gli strati ricchi di ghiaccio si attaccano alla paletta una volta esposti al sole sopra la piattaforma, diversamente da quanto ci si attendeva dalle prove che le simulazioni mostravano. Ciò ha presentato alcune sfide per effettuare il trasporto dei campioni, ma stiamo lavorando onde fra fronte alla situazione e raccogliere nuovi dati utili al miglioramento della comprensione di questo terreno". Dall'atterraggio avvenuto il 25 maggio, Phoenix sta analizzando il terreno mediante l'ausilio del laboratorio chimico TEGA, di un microscopio, una sonda di conducibilità e fotocamere. Oltre a confermare la scoperta effettuata dall'orbita nel 2002 relativa al ghiaccio d'acqua sotto la superficie, si è avuta anche la conferma della viscosità recentemente osservata. Ora il team di scienziati tenta di determinare se il ghiaccio d'acqua si scioglie in quantità sufficiente per essere disponibile ad eventuali forme biologiche; inoltre si vorrebbe comprendere se esistono effettivamente sostanze chimiche basate sul carbonio o comunque adatte al sostentamento della vita presente. La sonda Phoenix sta esaminando anche il cielo oltre che il terreno. Uno strumento di produzione canadese utilizza un fascio laser per studiare la polvere in sospensione e le nubi. “È un emettitore da 30 watt che produce il fascio laser su Marte" ha detto Victoria Hipkin dell'agenzia spaziale canadese. Tra le altre cose, Phoenix è riuscita ad effettuare pure una rilevazione fotografica a colori dell'intero panorama a 360°. “I particolari ed i modelli che vediamo nelle immagini al suolo ci mostrano un terreno ghiacciato, fin dove l'occhio riesce a vedere" ha detto Mark Lemmon dell'università del Texas A&M, responsabile del Phoenix's Surface Stereo Imager camera. “Ci aiutano nelle misurazioni che effettuiamo entro la portata del braccio robot ed interpretarle applicandole poi su una scala più larga". La missione di Phoenix è guidata da Smith all'Università dell'Arizona con la gestione del JPL (NASA) a Pasadena, in California e le industrie Lockheed Martin a Denver. Ulteriori contributi internazionali provengono dall'Agenzia Spaziale Canadese; l'Università di Neuchatel in Svizzera; le Università di Copenhaghen e di Aarhus in Danimarca; l'Istituto Max Planck in Germania; e l'istituto Meteorologico Finlandese. Quanto sono attendibili questi dati? Il nostro commento: non sottovalutiamo questa notizia: Perchè? Per quel che ci risulta i giornali ed i telegiornali nazionali hanno svolto il loro solito compito di dare la notizia senza però andare oltre la notizia stessa, ma la NASA ha comunque rilasciato un comunicato importante il quale, benchè non costituisca di per se una scoperta epocale, contiene un elemento a dir poco clamoroso. Quale? Ve lo riproponiamo sia in inglese che in italiano: One surprise is how the soil is behaving. The ice-rich layers stick to the scoop when poised in the sun above the deck, different from what we expected from all the Mars simulation testing we've done. Una di esse riguarda il comportamento del terreno. Gli strati ricchi di ghiaccio si attaccano alla paletta una volta esposti al sole sopra la piattaforma, diversamente da quanto ci si attendeva dalle prove che le simulazioni mostravano. Com'è possibile che il campione di terreno ghiacciato una volta esposto al sole aderiva alla paletta? Se su Marte la pressione atmosferica fosse veramente così bassa come indicato dalla tabella riassuntiva della NASA, consultabile qui sopra, questo non sarebbe dovuto accadere rispettando in linea di massima le previsioni delle simulazioni. Senza contare che il campione è stato esposto all'aria per ben due giorni prima di essere utilizzato. Perchè? Se la pressione fosse stata così bassa probabilmente i tempi di sublimazione sarebbero stati molto più brevi. Ma così non è stato. Dunque? La spiegazione più semplice potrebbe essere che l'atmosfera di Marte è molto più densa di quello che si crede, o si fa credere, come abbiamo già più volte detto. Pertanto l'acqua, una volta esposta all'aria e al sole, passa allo stato liquido e vi rimane per un periodo abbastanza lungo. Ma cosa intendiamo per lungo? Magari qualche giorno, non di più. Qualora il campo magnetico planetario fosse ridotto entro determinate aree localizzate, e l'azoto e l'ozono in atmosfera fossero anch'essi presenti in quantità limitate sarebbe evidente che l'acqua verrebbe sottoposta ad una violenta aggressione da parte delle radiazioni solari, inducendone la sublimazione forzata. Non sarebbe però nemmeno da escludere la presenza nel terreno marziano di batteri (e altre forme di vita complesse) capaci di "bere" l'acqua ed utilizzarla in qualche modo, non appena essa viene riscaldata dal sole. Questo potrebbe spiegare la presenza di acqua liquida anche nelle regioni presso-polari. Resta il fatto, però, che eventuali reazioni chimiche naturali del terreno, per quanto plausibili, alla fine invece di rendere più semplice la comprensione di quanto accade sotto gli occhi degli stessi scienziati creeranno ulteriori complicazioni. Una domanda è imperativa: possibile che i ricercatori NASA siano rimasti tanto sorpresi da questa scoperta? O piuttosto si tratta di realtà ben risapute e presentate al Pubblico in background, così da iniziare a fornire una maggiore informazione senza creare troppo clamore? Dopotutto le poche righe da noi sottolineate facenti parte del comunicato NASA sembrano davvero essere passate inosservate, tant'è vero che i Media non se ne sono praticamente accorti! Il robotic arm della sonda Phoenix. Credits NASA Ovviamente a temperature di -30°C dovremmo trovare solo ghiaccio, ma evidentemente la dichiarazione NASA sul comportamento del terreno ci indica che le cose non stanno totalmente così. La tabella sulla relazione di stato dell'acqua in base a temperatura e pressione atmosferica potrebbe suggerirci diversi scenari: temperatura più elevata di quanto dichiarato pressione più elevata di quanto dichiarato temperatura e pressione diversi da quanto dichiarato reazioni chimiche innescate da possibili forme di vita microscopiche reazioni indotte dalle radiazioni solari Perchè l'acqua liquida tuttavia non sembra tanto visibile a vista? In realtà ciò che si riesce ad intravedere nella texture del suolo sono pattern (modelli) misti nei quali, molto probabilmente, potrebbero esserci sezioni ghiacciate, depositi di sale e terreno secco. Dove il ghiaccio riesce ad emergere in superficie è possibile che formi sottili strati di terreno leggermente bagnato, ma niente di più. La sonda Phoenix ed il relativo panorama a 360°. Credits NASA. Elaborazione "natural colors" by PianetaMarte.net