DOVE?
COME? COSA?
Tre domande che formano una domanda, la
potremmo battezzare come “Trinità dell’eso-biologo (o dell’eso-Archeologo).
Proviamo a rispondere.
COME. Il problema della metodologia probabilmente è
alla base della grande jungla di improvvisati “Esperti” che sono spuntati quasi
dal nulla. Infatti, osservando alcuni Ricercatori e Appassionati, per essere degli
“eso-archeologi” pare che non serva conoscere almeno un po’ di rudimenti di
Archeologia tradizionale. Sembrerebbe sufficiente fare la raccolta di immagini
delle superfici della Luna, di Marte, Venere, delle Lune (galileiane) di Giove,
di quelle d Saturno ecc. Poi, si inizia a guardarle attentamente, osservandole
nei minimi particolari, alla ricerca di forme (notate bene…) che assomigliano
in qualche modo a sagome di edifici, oggetti vari, figure antropomorfe e via
dicendo… Ma la cosa più tosta della faccenda è che tali “Esperti” talvolta non
si creano eccessivi scrupoli nell’accertarsi circa l’affidabilità del materiale
raccolto (sebbene di provenienza NASA e/o ESA).
Beh, chiunque allora può diventare un
“bravissimo” eso-archeologo. Ma l’Archeologo tradizionale ha imparato, dopo
anni di studio e pratica, a capire come funzionano le cose prima di cimentarsi
in una “ricerca sul campo”. L’Archeologo trarrà beneficio dall’esperienza del
Geologo (ammesso che non lo sia lui stesso) per valutare dove iniziare una
ricognizione, una prima perizia del terreno e, poi, gli scavi e la raccolta di
eventuali reperti (oltre che di immagini e filmati).
Ma l’eso-archeologo improvvisato cosa fa? Egli
scavalca tutti gli ostacoli della corsa e si butta a capofitto nel dire “a
colpo d’occhio” che proprio in quel punto di Venere, Marte… si trovano i resti
di antiche costruzioni erette da... (chi?). Complimenti! Lo saprebbe fare
persino un bimbo che va all’asilo e con grande lucidità mentale.
Non sarebbe meglio, ad esempio, invece fare l’esatto
contrario? Piuttosto che cercare in modo ossessivo le presunte “artificialità”,
perché non individuare prima di tutto le peculiarità naturali dell’immagine
sotto analisi, le caratteristiche geologiche salienti (nel limite del possibile
ovviamente) e quant’altro sia umanamente “captabile” avvalendosi delle
Metodologie Tradizionali? Insomma si va per esclusione. Eliminati tutti i passi
che il Buon Pragmatismo impone… probabilmente salteranno fuori gli altarini
dell’anomalia.
Cosa necessita all’Archeologia Spaziale per non
cadere definitivamente nel “Mare Magnum” delle stupidaggini
pseudo-scientifiche? Forse di una vera Disciplina Metodologica e di Persone
soprattutto oneste. Talvolta i volponi sono i primi a mettersi in mostra per
fare soldini sulle spalle dei poveri incauti creduloni.
Di cos’altro abbiamo bisogno? Eh eh… indovinate
un po’! Abbiamo bisogno proprio della NASA e dell’ESA. Sì, esattamente! Coloro
ai quali noi Ricercatori Indipendenti ed Appassionati infilziamo spesso le nostre
acuminate spade della critica… Loro hanno tutti i mezzi che noi non possediamo.
Chi ha inviato i satelliti orbitali su Marte? Chi li ha fabbricati? Chi li ha
finanziati? Chi ci fornisce le immagini e i relativi commenti (belli o brutti
che siano ai nostri opinabili giudizi)?
Ecco che appare ben chiara l’evidenza di “non
autosufficienza” e di “non autonomia” o vera e reale indipendenza della ricerca
eso-archeologica (e non solo di quella). Non siamo ancora in grado di partire
per la Luna o
Marte allo scopo di avviare un cantiere di scavi archeologici in loco. Quindi,
che ci piaccia o no, fino al fatidico "Giorno X" saremo sotto le ali di “Mamma NASA” e “Mamma ESA”.
COSA. Cosa dovremmo cercare sulla Luna o su Marte,
per esempio? Beh, riprendendo la nostra linea Teorica, potremmo iniziare a
cercare le stesse cose che noi umani oggi abbiamo inviato in questi corpi.
Potremmo ipotizzare che, da qualche parte sulla superficie (o sepolti da
polvere e detriti), giacciano i resti di sonde automatiche non terrestri o
simili. Ma potremmo supporre che esistano persino vere e proprie costruzioni o
basi in disuso e/o distrutte…
Allora forse Hoagland & C. hanno ragione?
E che dire dei nostri Ricercatori Italiani? Forse le idee esposte dal Dr.
Roberto Pinotti, dal. Dr. Gianni Viola e dall’Ing. Ennio Piccaluga
potrebbero avere pregio? Vedete, il problema non è tanto nella Teoria, lo
ripetiamo, ma è nella Metodologia. E comunque il Dr. Gianni Viola in fatto di
aerofotogrammetria satellitare ne sa qualcosa, fidatevi (l’Autore di questo
articolo lo conosce e sa che tipo di persane è).
Chi ha mostrato perspicacia seguendo il nostro
filo logico, avrà capito dove stiamo per arrivare. Se dunque noi, poveri
ignoranti Appassionati e senza i mezzi di cui NASA ed ESA dispongono, siamo
capaci, appellandoci all’uso della facoltà di ragionare, di intuire che Qualcun
Altro (se non addirittura la nostra stessa umanità del passato) prima di noi
potrebbe aver realizzato le stesse cose che stiamo facendo oggi, pensate forse
che LorSignori (NASA ed ESA) non ci siano arrivati pure? E per di più
LorSignori hanno i mezzi!
Ed ecco un’altra bella provocazione: in orbita
a Marte abbiamo 3 satelliti di fabbricazione americana (!) ed uno europeo
capaci di effettuare telerilevamenti ad altissima risoluzione (basti pensare
che la Mars Rechonnaissance
Orbiter ha un potere risolutivo di meno di 1 metro per pixel!), mentre
vi sono due Rovers al suolo. Non tralasciamo poi il valido contributo offerto dalle
missioni passate (Mariner, Viking, Pathfinder, Phobos). Ma siamo davvero certi
che su quel pianeta non esista qualche cosa di intrigante e sospetto? Siamo
certi che qualcosa non sia stato già trovato? Metteremmo la mano sul fuoco
pensando che qualcosa non salterà fuori nel prossimo futuro? Chiaro il
concetto?
Lasciando stare i patemi dei complottisti sappiamo
bene che determinate informazioni vengono sottoposte a “salvaguarda” e coperte
dal segreto militare, ma nulla resterà segreto in eterno. Consideriamo solo che
la MRO è stata
realizzata con tecnologie militari (riservate fino a non molto tempo fa) e passate
all’industria civile.
E allora, in sostanza, tutte le immagini che
ritraggono presunte strutture artificiali sulla Luna e su Marte sono da
considerare come? Beh, sarebbero tutte da rivedere alla luce di Metodologie più
tradizionali e Pragmatiche (ma non da idioti ciechi con i paraocchi). Facciamo
un ulteriore ragionamento: quando (qui a Casa Nostra) si conducono ricerche su
un territorio difficile da raggiungere, viene in soccorso l’aerofotogrammetria
satellitare (terrestre). Essa consiste nella ripresa ed analisi di immagini ottenute
a varie risoluzioni, angolazioni ed orari diversi; solitamente esse sono
rigorosamente a colori naturali. Inoltre, per favorire analisi di tipo
orografico, sulla proliferazione di vegetazione, urbanizzazione, inquinamento, ricerche
climatologiche ecc… si ricorre agli spettrometri, alle fotocamere IR ed altre
attrezzature specializzate, consentendo di ottenere risultati spettacolari ed
estremamente accurati, di grande qualità e trasparenza.
Nota dolente, l’aerofotogrammetria satellitare di
Marte rivela molto spesso il Paradosso dell’Ambiguità. Al punto che le stesse
attrezzature utilizzate su quel pianeta renderanno senza dubbio ai rispettivi
Centri di Controllo immagini reali e a colori veri, vengono poi elaborate (quindi
pensate un po’ alle enormi “fatiche” ed ai metri cubi di sudore di questi poveri
tecnici!) e messe a disposizione del Pubblico con spettacolari “capolavori” in
bianco e nero (suscettibili d’ogni sorta di illusioni percettive e inganni
ottici). Peggio ancora risultano essere le “grandiose” proposte ESA costituite
da “pregiate” rappresentazioni computerizzate in 2D e in 3D della superficie di
Marte, definite serenamente come “autentiche”! Ma scusate un po’ la nostra
evidente seccatura: è così difficile presentare semplicemente le immagini vere
e basta?
Ecco la nostra risposta alla domanda su come
considerare le immagini di presunte strutture artificiali: “boh!” Voi lo
sapete? Noi possiamo solo proporre ipotesi ed analisi metodologiche basate su
gruppi di frames (e non tanto su singoli frames). Poi chi lo sa… magari abbiamo
fatto (e continueremo a fare) buchi nell’acqua!
Capito con che piede parte l’Archeologia Spaziale?
Con molta incertezza, alcuni fraintendimenti e, nel contempo, con il desiderio
di arrivare ad ottenere dei risultati. Se ci fate caso la documentazione
utilizzata sia dai “Visionari” che dai Ricercatori più seri è, sostanzialmente,
la stessa.
DOVE. Circa il dove cercare è abbastanza evidente
che il 100% dello spazio extraterrestre è potenzialmente luogo di qualsiasi
scoperta riguardo ipotetici reperti archeologici non terrestri. Teniamo
presente un aspetto essenziale: non cimentiamoci in modo irragionevole su un
solo oggetto (come è accaduto per
la Mars Face di Cydonia)
perché non esiste solo una peculiarità geologica meritevole di interesse su
Marte (o sulla Luna): c’è tutto un mondo da studiare. E nel qual caso una
cosiddetta struttura anomala si rivelasse solamente una bizzarria geologica non
prendiamola a male, accusando tutti e tutto di essere dei malvagi imbroglioni
che si nascondono e che nascondono… Chissà, forse proprio sotto un metro di
terra si scoprirà qualcosa che una normale fotografia non potrebbe mai
mostrare!
IPOTESI
ESO-ARCHEOLOGICHE E LUOGHI COMUNI
Nel caso vi siate imbattuti in libri scritti da
Autori che protendono a favore delle tesi extra/eso-terrestri avrete notato come
il concetto di Storia venga rivisitato in una chiave per certi aspetti
affascinante e coinvolgente, giustificando la presenza di reperti archeologici
negli altri pianeti e lune del Sistema Solare quale traccia tangibile di
antichi visitatori provenienti da altri mondi simili alla Terra o da altre
dimensioni (parallele, iperdimensionali ecc…). Tuttavia, allo stato attuale,
non è ancora possibile quantificare, in modo certo, un numero X di elementi probatori a favore o contro una
o più tesi avanzate dai rispettivi sostenitori: abbiamo comunque appurato che,
in via strettamente teorica, si potrebbe senz’altro immaginare uno scenario a
favore di alcune ipotesi eso/extra-terrestri. Al peggio accadrà che le ideologie
di Sostenitori VS “Skeptiks” (gli irriducibili miscredenti) si faranno guerra
nel tentativo di dimostrare chi ha ragione e chi ha torto. Ma chi vincerà?
A cosa vorremmo indirizzare i nostri Lettori
che potrebbero mostrare interesse verso l’Archeologia Spaziale? Nel panorama
italiano ci sono tre libri che spiccano in modo particolare: “Strutture
artificiali extraterrestri” del Dr. Roberto Pinotti, “La Civiltà di Marte”
del Dr. Gianni Viola e “Ossimoro Marte” dell’Ing. Ennio Piccaluga. Di questi tre
il migliore (giudizio dell'Autore di questo articolo) è senza ombra di dubbio quello di Gianni Viola. Sebbene qualcuno
non condividerà le credenze circa la presenza di reperti archeologici (resti di
città e una gran quantità di volti umani scolpiti in colline, montagne, crateri
e altro) su Marte, il libro di Gianni Viola è davvero uno straordinario testo
che offre una visione accurata del pianeta, mostrando come vi siano ampi indizi
(e su questo siamo pienamente concordi) di un passato dove scorreva l’acqua e
c’erano grandi bacini marini e fluviali. Il libro di Roberto Pinotti potremmo
definirlo “un classico”, mentre quello di Ennio Piccaluga è certamente il più affascinante
e d’impatto.
Apriamo una breve parentesi: ci siamo molto
stupiti di aver letto nel libro di Roberto Pinotti (il quale non è affatto a
corto di conoscenza astronomica…) che le Librazioni della Luna sarebbero una
chiara prova di artificialità della stessa e che
la Scienza non sappia
spiegarle. Questo non è affatto vero! Le Librazioni sono spiegabilissime e non
un fenomeno sconosciuto.
A proposito dei volti umani sparsi per la
superficie di Marte, poiché ce ne sono davvero una quantità impressionante,
possiamo solo proporre due ipotesi:
-
Pareidolia al 100%: si tratta solo di rilievi che assomigliano a
volti umani, per cui il nostro cervello li interpreta come tali.
-
Pareidolia all’n%: probabilmente di tutti questi volti umani solo
una minima quantità potrebbero essere meritevoli di più attenzione.
Resta l’interrogativo
su chi e perché avrebbe mai dovuto riempire un pianeta di effigi in onore alla
razza umana, il che farebbe spostare i nostri sospetti di una ipotetica visita
a Marte non da Alieni ma… dai nostri stessi lontani antenati terrestri. Follia
narrativa gratuita? Può darsi.
E ADESSO PASSIAMO A QUALCOSA DI PIU' SOSTANZIOSO:
Tempo fa, proprio in
Lunar Explorer Italia era stata presa in esame un’anomalia di superficie denominata
"Silver Sphere" da
parte dell'Amico e Collega Dr. Paolo C. Fienga. Difficile stabilire la sua origine e appartenenza o, in parole
semplici, dire cos’è. Però essa esiste ed è stata fotografata dal Rover Spirit.
Vi proponiamo di rileggerVi attentamente il soggetto e di rivedere il tutto ragionando
nell’ottica proposta in questo articolo. EccoVi due fotografie dell’anomalia:
La “Silver Spere”. Credit NASA/JPL
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Ingrandimento della “Silver Spere”.
Credit NASA/JPL
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Potrebbe trattarsi di frammenti
metallici appartenenti ad un veicolo lasciato da qualcuno prima di noi?
Potrebbe essere una formazione minerale differente dal resto del terreno? Cos’altro
potrebbe essere? Voi comprenderete che una siffatta rappresentazione, per buona
che sia, dice tutto e niente! Non c’è limite alle speculazioni e potrebbero
avere nel complesso un certo senso logico.
Se dunque è già complesso discutere riguardo
frames ripresi dalla stessa superficie, tanto più diventa difficile stabilire
l'identità di particolari "sospetti" fotografati da satellite nell'ordine minimo
di 400 km di altezza. Si rischia in pratica di adottare un metodo di raccolta
dati scarsamente significativa a meno che tale metodologia non venga effettuata
in modo "mirato" oppure non presupponiamo che l'ipotetico sito da scovare sia
l'equivalente della "Casa del Gigante". Fortunatamente oggi abbiamo a
disposizione tecnologie (di derivazione militare) in grado di offrire
risoluzioni di meno di 1 metro per pixel (come la MrO). Quindi, teoricamente,
strategie di ricerca atte all'individuazione di possibili siti archeologici
extra-terrestri sono possibilissime. Al Lettore lasciamo immaginare il resto...
Figura 3. Credit NASA/JPL
|
Un altro luogo comune
dei sostenitori
dell’Archeologia Spaziale è legata alla presenza di linee e strutture ortogonali nella texture del
suolo lunare, di Marte e di satelliti come ad esempio Europa; pertanto esse
costituirebbero forte indizio di una possibile loro origine
artificiale. Ebbene, in linea teorica, non lo escludiamo categoricamente. Ma se
volessimo applicare metodologie più rigorose potremmo affermare che “una linea
retta (sia essa verticale, orizzontale o diagonale), una linea irregolare,
sinusoidale, curva o d’altro “stile” hanno grossomodo le stesse probabilità di
formarsi”. Inoltre dobbiamo tener conto di tutti i fattori naturali che possono
concorrere alla formazione di tracciati e strutture ortogonali nel terreno: azione
erosiva dell’acqua piovana, evaporazioni, congelamenti e sublimazioni di CO2, flussi di
fiumi e torrenti, colate laviche, sorgenti termali sotterranee, correnti di
vento ascensionale e orizzontali, nonché fenomeni di natura elettrica e/o
magnetica. Così, moltiplicando il tutto per “n” otterremmo un aumento
esponenziale di probabilità a favore di tracciati tali che non avrebbe più
senso nemmeno calcolare! Ci sono quindi probabilità indefinibili che si formino
tracciati e strutture caotici, rettilinei, curvilinei ecc. Tutto entro le Leggi Fisiche.
Nell’articolo apparso sul questo sito, intitolato “La
Face on Mars: un'antica isola nel Mare di Acidalia?”, si legge un’interessante
considerazione: “La Natura ha le sue leggi e gli
elementi hanno le loro rispettive proprietà fisiche; quindi le sostanze
rocciose (e il terreno che sta sotto ai nostri piedi) sono dei
"solidi", ma sono anche dei "fluidi" ad elevatissima densità.
Quando essi raggiungono determinate temperature divengono plastici e
modellabili. Anche l'acqua è un fluido ed anche l'aria si potrebbe definire un
"fluido a bassissima densità": essi tenderanno ad interagire
dinamicamente verso i fluidi a maggiore densità. L'intervento intelligente nei
confronti degli elementi della Natura risponde certamente a determinate
caratteristiche, lasciando i propri segni e tracce. A volte tali segni e/o
tracce sono molto simili a quelle operate dalla Natura….”
Però è vero anche il contrario:
la Natura stessa crea a caso
figure complesse che talvolta possono equiparare le strutture di origine
artificiale. Con semplici esperimenti scolastici di Fisica si potrebbe
facilmente dimostrare, in virtù delle leggi sulla gravitazione, del moto, della
termodinamica e delle proprietà della materia, la maniera in cui un fluido
potrà seguire percorsi radiali, rettilinei, curvilinei a seconda di come viene
orientato il tracciato da seguire, la velocità di emissione del fluido stesso,
la porosità del supporto di scorrimento, la presenza o meno di sinuosità ed
irregolarità ecc… Nulla che non si possa riscontrare sulla superficie dei
pianeti. |
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Nella figura 3 potete ammirare il frame PIA08557, che rappresenta una strana struttura situata nella regione
polare Nord di Marte a Latitudine 82.4N e Longitudine 314.5E. Da notare la
sua texture, la quale mostra una complessità
straordinaria.
Qualcuno ha ipotizzato che potrebbe trattarsi di vegetazione,
residui di vita fossili o, addirittura, di una creatura aliena (sembra in
effetti un grosso pesce!). Molto più probabilmente abbiamo una eccellente
dimostrazione su come le Leggi Fisiche operano nelle diverse componenti dell’ambiente
marziano, generando linee ortogonali e strutture “a maglie incastonate”. Attenzione:
non escludiamo aprioristicamente una possibile matrice biologica nascosta in
strutture del genere. Ancora una volta individuiamo il solito buco metodologico
piuttosto che strettamente teorico. In altre parole: Cos’è?
Ed
ora Vi proponiamo altre "Opere della Natura" situate su Marte ed Europa (Luna di
Giove), tali da far pensare a costruzioni (o interventi) artificiali, ma che
molto probabilmente non lo sono affatto:
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Amenthes Region
Crater m1103890a. |
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Aram Chaos PIA07992 |
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Aram Chaos R2200155-5 |
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Olympus Mons Seeps
M0702700Det |
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Avernus Colles
PIA08719-1 |
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Europa PIA01126 |
Una cosa la vorremmo però dire (con la punta
della lingua): Se la totalità delle linee e strutture ortogonali hanno
esclusivamente un'origine naturale allora la Natura è davvero curiosa e
strana... Capite perchè preferiamo non mettere MAI la mano sul fuoco, ostentando
saccente sicurezza nel pensare di conoscere la Verità?
...CONTINUA...
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