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Nel 2004 usciva nei cinema "Mission to Mars". I diritti di Copyright del film e delle relative immagini appartengono ai rispettivi Proprietari del materiale stesso. Questo fotogramma è stato estratto, a titolo dimostrativo, dal DVD originale.

Ma come nacque il mito del Pianeta Rosso? Molto probabilmente dobbiamo andare a ritroso nel tempo quando gli uomini, vissuti migliaia di anni or sono, guardavano al cielo ed osservavano i corpi celesti alla ricerca di segni o presagi. Mentre l'impianto religioso si sviluppava dalle ceneri di conoscenze ed informazioni arcaiche, distorte e confuse, gli uomini notarono questo corpo celeste dal colore vagamente bianco-arancione, più rossastro se osservato basso nell'orizzonte. L'associazione tra il colore del corpo celeste e la divinità guerriera e sanguinaria fu un passaggio praticamente naturale, dopotutto il rosso era il colore approssimativamente più vicino a quello del pianeta. Così, nel corso della storia, Marte divenne il Pianeta Rosso.

In effetti più che di scienze del cielo dovremmo ricorrere alla psicanalisi e alla naturale caratteristica insita nel cervello umano di associare oggetti, colori ed altro a schemi ideologici preconcetti. Abbiamo anche visto in precedenza come l'influsso della religione sia stato fortissimo nell'aver creato un legame indissolubile tra Terra e Cielo (con i relativi simboli di beatitudine celestiale visti nell'azzurro profondo e al tormento legato invece alle viscere infuocate della Terra).

Quando gli uomini iniziarono ad osservare i pianeti attraverso i primi telescopi videro Marte come un disco rossastro. Man mano che i mezzi venivamo raffinati e potenziati lo scenario marziano si arricchiva di altri colori superficiali, tuttavia manteneva la prevalente componente rossastra (arancione per correttezza).

E' probabile che il mito del Pianeta Rosso venne amplificato, nei nostri giorni, a causa del senso di delusione provocato dalle prime immagini scadenti del Mariner 4, nonchè (arrivati al 1976 con le missioni Viking) dalla riluttanza psicologica di molti cittadini nel constatare, invece, che Marte era molto simile alla Terra, spingendo i tecnici a colorare di rosso le immagini della superficie per soffocare la reazione negativa di quella certa fetta di pubblico troppo sensibile e ignorante.

Come potete ben notare abbiamo scelto due frames colorati di rosso come campione rappresentativo delle operazioni cinematografiche adottate per ricostruire il paesaggio marziano. I frames sono relativi alle missioni Viking 1 e 2.  

 

 

 

Ma c'è una cosa davvero sconcertante che vorremo condividere con i Lettori: mentre tutti i frames a colori rossi NASA siamo stati in grado di "correggerli", eliminando lo sbilanciamento del rosso, non siamo stati in grado di eliminare i colori rossi delle immagini tratte dai film qui citati. Cosa potrebbe indicare questo? Semplice: che le immagini NASA potrebbero veramente essere solo "mascherate" e non sabotate in modo irreversibile. I colori delle immagini dei films sono indissolubilmente parte del corpo delle stesse, quindi tentando di bilanciare l'eccesso di rosso ci siamo accorti che non è possibile ottenere grandi risultati. I film sono proprio così come li vediamo: in colori rossi e frutto di complessi assemblaggi multipli, non ottenuti da uno banale sbilanciamento RGB.

Il paesaggio marziano che si nasconde dietro la facciata rossa è un mondo relativamente luminoso e simile a quello terrestre. Eccetto che per l'eccessiva quantità di polvere arancione...

 

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