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Editoriale Area di Confine N.
32
di Ennio Piccaluga
Non cessa
di stupirci il nostro ormai famoso semiologo Patsy Nicholas di Falco. Dopo
l’incredibile (ed ovviamente controversa) decifrazione della “scritta” da me
individuata sul suolo marziano, nello Juventae Chasma, ci propone una sua
ricerca a conferma della traduzione della Planisphere Tablet (vedi articolo
di pag. 76) operata da due studiosi britannici dell’Università di Bristol.
Con uno approfondimento sugli antichi testi Veda, ha tradotto dal Sanscrito
la cronaca dello stesso avvenimento, registrato dall’altra parte del
pianeta. Ma l’effetto più importante di questo articolo è la smentita delle
conclusioni della ricerca inglese: questo apocalittico evento meteorico del
trentaduesimo secolo a.C. non avrebbe niente a che fare con la distruzione
di Sodoma e Gomorra in quanto le datazioni bibliche non concordano con i
risultati della ricerca britannica. E’ questo un modesto, ma significativo
risultato del nostro metodo scientifico, adottato con un vincente approccio
multidisciplinare in grado di confermare da un lato e di smentire dall’altro
le ipotesi dei titolati ricercatori dell’Università di Bristol. Colgo
l’occasione per meglio definire il nostro rapporto con la scienza, prendendo
le distanze da quella cosiddetta “ufficiale”. Questo infelice connubio
lessicale ha ormai assunto un significato deteriore per via di certi
personaggi interessati più a conservare prudentemente la loro posizione ed i
loro privilegi che ad accettare di investire in “troppo rischiose” ipotesi
controcorrente. Prudenza per alcuni versi comprensibile, ma non più
condivisibile quando assume l’aspetto di totale chiusura e di palese
ostilità verso il nuovo. |
Questa precisazione è dedicata a
quanti mi hanno scritto preoccupati dalla possibilità che la nostra Area di
Confine possa assumere un’impostazione analoga a quella di riviste divulgative
improntate a quella “scienza ufficiale” tesa più a coprire che a rivelare.
Dobbiamo constatare che questa impostazione ha finito per modificare la nostra
percezione di immagine dell’apparato scientifico che ci appare sempre più
colpevolmente colluso con poteri economici, politici e militari, offuscando del
tutto l’immagine romantica che avevamo degli scienziati fino a pochi decenni fa.
Spiace constatarlo, ma dobbiamo prendere atto che ormai, per dare credibilità ai
nostri studi, dobbiamo adottare l’aggettivo “seri” e rinunciare all’attributo
“scientifici”.
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