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Dott Ackerman, perchè molti scienziati si sono apparentemente barricati nelle loro teorie "tradizionaliste", quasi come se fosse una sorta di religione, a proposito del nostro sistema solare? Perchè tendono a non voler ascoltare nuove idee e teorie? 

Il problema di come la scienza planetaria è diventato così dogmatica è complesso. Tutto ha avuto inizio con la resistenza iniziale di Harold Shapely ed alcuni giovani astronomi al quanto ambiziosi (riferito a quel tempo) che, volendo compiacere scienziati come Carl Sagan e Gaspotchin, attaccarono duramente il libro Mondi in Collisione di Velikovsky. 

Avevano agitato l'intera Comunità in modo molto discutibile (viziosamente afferma Ackerman n.d.t.) per attacare Velikovsky e dichiararono che chiunque avesse mostrato qualche interesse nel suo lavoro non sarebbe stato tollerato dalla  Comunità scientifica. Fu quel momento che contrassegnò la nascita della scienza  planetaria. 

In quel periodo le università cominciarono a formare i primi reparti della scienza planetaria ma, dal momento che non c'erano ancora scienziati planetari, la prima generazione fu costituita da ricercatori quali geologi e geofisici. Il problema era che essi, nel dare vita alla planetologia, portarono con sè un certo gradualismo tipico di questi soggetti; portarono con sè preconcetti quali ad esempio "le montagne si sono sviluppate sopra milioni di anni, come il risultato di piccoli effetti dovuto ai terremoti" (concetto tipicamente evoluzionistico, n.d.t.). 

La mentalità, nata dalla combinazione dell'attacco contro Velikovsky e del gradualismo degli scienziati di allora, è stata insegnata ad ogni studente, che non ha avuto quindi la possibilità di offrire una teoria alternativa da presentare come tesi per laurearsi. 

Anche dopo la graduazione, una tale deviazione dalle ipotesi stabilite (e ormai ben radicate) è stata ostruita dal 'peer review', un sistema che impedirebbe la pubblicazione di qualsiasi idea nelle pubblicazioni scientifiche, e possibilmente nella perdita, o eliminazione, dei lavori. Un'idea alternata era presente dall'istituzione della scienza planetaria, sotto forma di l'interpretazione di Velikovsky' della mitologia antica, ma nessuno volle dare seguito alla relativa conclusione logica offerta dal ricercatore russo. 

Così ho preso la sua idea di base, ossia che l'intero insieme dei miti più antichi di tutte le colture umane permetteva di descrivere l'incontro cosmico tra la Terra, nei periodi preistorici, con altri corpi celesti del sistema solare. Ho portato avanti gli studi dei miti più antichi, specialmente i racconti del periodo dei Veda, che Velikovsky ha trascurato generalmente. 

Questa fu la fonte primaria a partire dalla quale ho potuto raccogliere molti altri particolari e correggere e raffinare le congetture errate di Velikovsky, quale ad esempio la data della nascita del proto-Venus (Venere). Ciò, unito con il mio addestramento nella fisica e la grande quantità di dati restituiti dalle sonde spaziali nelle decadi recenti, ha ulteriormente migliorato e rinforzato il paradigma di Velikovsky/Ackerman. 

Anche se quattro dei miei documenti sono stati presentati alle riunioni scientifiche, nessuno di questi è stato accettato per la pubblicazione nelle pubblicazioni scientifiche. Uno vorrebbe credere che la scienza fosse aperta alle nuove idee, se ci fosse una buona spiegazione razionale, ma quello non è ancora il caso. Gli scienziati (geologi, geofisici, planetologi.....) ora hanno speso le loro carriere, scritto migliaia di testi e altra documentazione, hanno ricevuto ingenti quantità di  finanziamenti in soldi, spesi per le loro teorie...Risulta quasi impossiblie che vogliano riconsiderare le loro ipotesi, anche se potrebbero essere basilarmente errate e poggianti su presupposti discutibili. Non desiderano sentirsi diversamente, anche se è più logico.

Il commento di Matteo Fagone di Pianeta Marte.net

Questa non vuole essere una accusa verso chi, da poco o da tanto, si dedica alla ricerca scientifica. Vuole però essere una riflessione a non diventare chiusi di mente. Certamente è comprensibile che, dovendo svolgere lavori di ricerca per conto terzi, a volte si è costretti a "tirare l'acqua al proprio mulino". 

Chi ne fa le spese alla fine? Non è poi un danno collettivo quando ci sono evidenze a favore di un certo dato, se poi si vuole cambiare le condizioni a favore di un altro dato? 

Facciamo l'esempio delle scienze astronomiche: si vuole a tutti i costi far credere che il Sistema Solare abbia circa 4,5 miliardi di anni, nato dalla sedimentazioni di gas e polveri nebulari varie. Ma abbiamo uno stralcio di prova sufficiente a confermare tale ipotesi? E che dire se la stessa documentazione risultante dalle osservazioni potrebbe dimostrare il contrario? Da che parte dobbiamo schierarci?

L'importanza di queste domande sarà determinante nello studio della storia di Marte e delle prove a favore della sua passata similitudine alla Terra.   

 

 

 

 

 

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