© 2004 - 2011 Pianeta Marte.net - All right reserved Sol 84, il rover Opportunity si sta avvicinando al cratere Endurance e sul suo cammino incrocia un piccolo Cratere che i tecnici della NASA chiamano Fram. Dopo aver scattato alcune serie di foto con le fotocamere di bordo in bianco e nero, 4 giorni dopo le Pancam scattano una panoramica a colori del cratere. Il CICIS si propone in questa circostanza di valutare se in questo caso l’informazione scientifica fornita al pubblico è stata corretta o meno. Osserviamo in primo luogo la panoramica citata, ottenuta come mosaico in falsi colori di varie foto Pancam.   Valutarne l’attendibilità senza altre immagini del cratere sarebbe quantomeno azzardato, quindi la cosa più ovvia da farsi è confrontare questa immagine con quella in bianco e nero di 4 giorni prima, ripresa da un punto di vista quasi uguale.  Un primo elemento curioso che salta agli occhi è che, ad onta del fatto che la depressione del cratere sia assai contenuta, al centro dello stesso appare una serie di piccole dune sabbiose totalmente diverse dall’ambiente circostante. Sottoponiamo allora la foto ad un trattamento di correzione prospettica e ad uno di deconvoluzione, atto a separare il fondo sabbioso dalle ombre portate dai vari oggetti. Osservate l’area centrale del cratere. Al di sotto delle dunette si percepisce l’esistenza di depressioni ulteriori e addirittura si intravvedono altre rocce sotto il manto sabbioso. A questo punto l’ipotesi è che si siano disegnate le dunette centrali per nascondere il centro del cratere, ma per esserne sicuri dobbiamo approfondire l’indagine. Esaminiamo allora alcune delle rocce visibili nella foto iniziale, assegnando ad ognuna una lettera identificativa e confrontiamo poi la stessa sezione del cratere visibile nella foto in bianco e sottoposta a processing.    Analizzando i singoli sottosettori emergono elementi non poco sorprendenti riguardo alla geomorfologia locale. In X, per esempio, anche sorvolando sullo strano disegno di polvere sulla roccia inclinata, colpisce l’elemento scatolato cavo appoggiato su una sorta di lastra piana leggermente sollevata dal terreno. In Y ricaviamo invece indizi sulla scarsa disponibilità dei Marziani ad applicare la raccolta differenziata, visto che la roccia inquadrata somiglia non poco ad un WC. Se qualcuno si chiedesse dove possa essere finito il relativo bidet, può cercarlo in K, affiancato ad una roccia triangolare dalla texture alquanto complessa. Per finire in bellezza esaminiamo W, dove la roccia inquadrata esibisce un inconsueto paio di tette. X Y K W Dopo queste divagazioni semiserie passiamo ora al nucleo sostanziale dell’indagine, mettendo a confronto queste immagini con quelle ricavate dalla fotografia panoramica a colori.   Nel sottosettore X, prescindendo da altre differenze minori, le frecce indicano la bocca dello scatolato, che nell’immagine di destra risulta occultata da un deposito sabbioso (del tutto inconsistente nella foto di sinistra). In Y le frecce indicano la cavità che aveva attirato la nostra attenzione. Nella foto di destra l’ombra della cavità è stata sostituita da un prolungamento del manto sabbioso circostante, tanto da farla scomparire del tutto. In K si è operato un procedimento analogo, anche se molto meno evidente. In W parrebbe che si sia attuato un lieve intervento di mastoplastica riduttiva, ma anche in questo caso non ci sono elementi conclusivi per via della diversa angolazione prospettica.     Naturalmente il nostro studio preliminare è stato condotto su immagini tridimensionali, al fine di verificare che anomalie, cavità e quant’altro esistessero veramente e non fossero originate da effetti ottici.   Allo scopo, per i possessori di occhialini 3D, mostriamo questa foto dell’area ripresa in Sol 85 (originale e non processata).   CONCLUSIONI - Dei 4 sottosettori esaminati almeno 2 (X e Y) risultano pesantemente alterati da tampering, cioè un’operazione volta a modificare intenzionalmente il documento al fine di renderlo inintelleggibile. Sugli altri 2 è impossibile raggiungere un’obiettiva certezza, ma il dato è irrilevante in quanto anche una sola operazione di tampering riscontrata è sufficiente ad invalidare la foto.   Dato che l’immagine a colori è quella che risulta più palesemente alterata, dobbiamo chiederci soprattutto perché e come ciò sia stato fatto. Il “perché” è evidente; solo una piccola parte di appassionati e specialisti ha il tempo e la pazienza di interpretare le foto in bianco e nero e men che meno di processarle con idonei strumenti software.   Le foto a colori invece vanno in pasto al grande pubblico e quindi ovviamente non devono presentare caratteristiche tali da suscitare perplessità. Sul “come” il discorso è più complesso. Un’analisi incentrata sulla tecnica fotografica non arriverebbe a nulla, per il semplicissimo motivo che le immagini Pancam a colori non sono fotografie. Guardando attentamente si ha subito la sensazione di essere di fronte ad un disegno più che ad una fotografia ed il motivo è che l’immagine viene ottenuta “spalmando” la foto originale su un modello 3D dell’area interessata e successivamente sottoponendo il risultato a rendering. In questi casi dunque l’informazione scientifica è volutamente occultata e quindi, prescindendo ovviamente dalle motivazioni socio-culturali alla base di detto fenomeno, il CICIS ha il dovere di segnalarne i contorni. L’uso della sabbia per modificare i dettagli delle immagini ha il fondamentale scopo di coprire come una specie di “foglia di fico” tutti quei dettagli che sarebbero difficilmente spiegabili su basi puramente geologiche, ponendo quindi gli scienziati di fronte alla necessità di fornire risposte che probabilmente neppure loro conoscono completamente.   Tanto per sdrammatizzare consigliamo ai tecnici eventualmente coinvolti in operazioni di tampering di utilizzare un metodo più veloce ed auto-esplicativo, di cui mostriamo un esempio applicato all’area oggetto di questa indagine.