Figura 2
Mappa della riflettività superficiale di Marte rilevata dal TES del MGS.  Fonte: http://www.mars.asu.edu/data/tes_albedo/large/tes_albedo_label.png  © 2004 - 2016 Pianeta Marte.net - All right reserved This photo, taken by NASA's Opportunity rover, shows Mars' thin, diffuse clouds. Ice Clouds in Martian Arctic (Accelerated Movie) 25 agosto 2016 - Marco De Marco, Matteo Fagone Professor Giorgio Bianciardi, da diverso tempo abbiamo preso atto delle sue ricerche, le quali convergono con le tesi del dr. Gilbert Levin. Sappiamo che Lei sostiene la positività dell’esperimento L/R eseguito dai landers Viking 1 e 2 atterrati entrambi su Marte nel 1976 e sappiamo inoltre che ci sono una decina di altri scienziati dello stesso avviso. Ebbene, anche noi del Team di Pianeta Marte.net siamo estremamente convinti che la Missione Viking, nel suo insieme, abbia fornito prove a sufficienza in merito all’esistenza di forme di vita sul quarto pianeta. A tal proposito, avendo già preso visione di gran parte del Suo materiale pubblicato oltre a quello del dr. Levin, nonché le varie interviste rilasciate, vorremmo approfondire insieme a lei altri aspetti dei controversi risultati ottenuti dalle Viking. Considerato che l’esperimento LR in se è stato già ampiamente trattato forse sarebbe il caso di andare oltre… Ad esempio, potremmo spendere due parole sull’esperimento GEX. Riguardo questo esperimento, il fatto che l’ossigeno e l’anidride carbonica venivano rilasciati all'aggiunta di acqua solo dal campione crudo, le sembra escludessero un'eventuale attività metabolica di origine biologica? L’esperimento fu condotto male: al buio. Questo esclude la fotosintesi nel rilascio di ossigeno. Ovviamente si hanno chemolitotrofi che avrebbero potuto agire al buio e rilasciare i gas.. Comunque troppo bassi i livelli per poter essere davvero interessanti che tra l’altro dopo riscaldamento a 145°C si ridussero (ossigeno) solo della metà. In base a quali presupposti e criteri l’esperimento GEX è stato considerato negativo rispetto alle aspettative? Come ho scritto sopra dopo riscaldamento a 145°C si ridussero (ossigeno) solo della metà. I livelli erano molto bassi. Negativo, negativo. Esperimento comunque fatto male: non doveva essere fatto al buio. Potrebbe allora darci qualche spiegazione sul tipo di reazione chimica capace di produrre azoto da un composto di amminoacidi? Altro che chimica… ?? Azoto da aminoacidi? Parliamo del ciclo dell’azoto sulla Terra: ammonificazione da parte di batteri e funghi che trasforma gli aminoacidi in ammoniaca, e quindi sali di ammonio. Poi i batteri nitrosanti e nitrificanti che trasformano l’ammonio in nitriti e quindi nitrati. Alla fine i batteri anaerobi (facoltativi) quali i Clostridi e gli Pseudomonas portano il nitrato a azoto atmosferico.. Qual’è il nesso di questa domanda con la vita marziana? (almeno in base alle conoscenze di oggi) Il nesso con l'eventuale vita marziana è che durante l'esperimento GEX non fu liberato solo l'ossigeno, ma anche anidride carbonica e azoto. (ndr) Livelli bassi comunque. E a meno che questi non siano scomparsi dopo sterilizzazione del campione (non ho dati al riguardo) l’interesse astrobiologico mi sembra del tutto scarso. Ovviamente anidride carbonica e azoto possono essere ben rilasciati da un macchinismo enzimatico, esempio per l’azoto, sia pur in una catena complessa , ne ho scritto più sopra (e nulla impedisce ad un batterio di fare tutto da sé, aminoacidi > azoto, potenzialmente), l’anidride carbonica potrebbe essere interpretata a sua volta come respirazione di un batterio chemolitotrofo, .. ma vorrei la prova della loro scomparsa dopo sterilizzazione.. Dal momento che i risultati migliori sembra siano stati ottenuti previa immissione di acqua liquida, verrebbe da supporre che eventuali organismi ancora vivi abbiano tutt’oggi la possibilità di attingere a qualche riserva d’acqua liquida. Che ne pensa? Senza acqua liquida non c’è vita, ovvio. MA: se ci sono sali, molti sali come su Marte, l’acqua può essere liquida anche a -10’°C o anche a -20°C. Anche a -50°C è possibile la vita (basta andare sull’Antartide terrestre) da parte di batteri che sfruttano il sottile film molecolare di acqua che circonda il ghiaccio (e siamo così a temperature del tutto marziane), oppure semplicemente approfittando di tempi migliori, stando in “ibernazione” fino a quando la temperatura supera gli zero gradi centigradi (come avviene su Marte in estate, e se siamo ad altezze molto basse (Valles Marineris, Hellas) può rimanere anche liquida per un periodo lungo nel Marte di oggi. E di riserve di ghiaccio su Marte, nel sottosuolo all’equatore, nelle regioni polari in quantità enormi, in atmosfera come “vapore ghiacciato”, ne abbiamo quanto vogliamo.. Soffermiamoci ora sul metano, un gas abbondantemente usato qui sulla Terra… Se volessimo considerare un qualsiasi processo che coinvolga questo gas, sia esso di natura biologica o geologica, gli ingredienti base necessari sono sempre gli stessi: acqua liquida, temperature superiori ai 273 kelvin e una pressione atmosferica adeguata a sostenere stabilmente la fase liquida dell’acqua. Non è forse vero? Nessun bisogno che la temperatura sia sopra i 273 kelvin (la vita anche pluricellulare esiste anche a - 80°C), la pressione adeguata su Marte c’è (Hellas, Valles marineris, fossae varie,..). Professore, non trova anche Lei che la cosa più interessante non è tanto la presenza su Marte del metano, quanto la sua “strana” capacità di sparire molto più velocemente di come ci si aspetterebbe alle “normali” condizioni marziane? Credo che sia più che altro la nostra difficoltà di leggerlo a concentrazioni così tanto basse. Bisognerebbe misurarlo in loco. Infatti è stato fatto da Curiosity e pubblicato in "Mars methane detection and variability at Gale crater" (http://www.geo.umass.edu/courses/geo892/Mars-MethaneGaleCrater-Webster-Science2015.pdf). In questa ricerca si parla anche del problema della repentina scomparsa del metano, pur senza entrare “troppo” nel dettaglio. (ndr) Si, si, conosco il Lavoro. Ma sono convinto che siamo a concentrazioni tanto basse e il rilascio è così episodico che andrei piano a considerare “strane scomparse del metano”. Comunque la faccenda del metano marziano ha senz’altro possibili implicazioni astrobiologiche: Indaghiamo a fondo sul contenuto isotopico, mandiamo un rover biologico nelle aree più ricche di rilascio. Non le sembra che tale situazione possa rappresentare un eccellente punto a favore della presenza di attività biologica, come una sorta di mini ecosistema interdipendente in cui da un lato viene prodotto il metano e dall’altro viene consumato? Si, certo. Ma siamo su terreno meramente speculativo. Serve poco. Bisogna andare nelle zone che hanno rilevato maggiori concentrazioni e farne una determinazione isotopica. Poi se ne parla. Comunque, da fare. Professor Bianciardi, le vorremmo sottoporre questo nostro pensiero: “immaginare la sola esistenza di un unico tipo di forma vivente circoscritta in un determinato ambiente non appare alquanto inverosimile? Non accadrebbe che nel tempo tenderà ad esaurire le sue stesse risorse trasformandole in prodotti di rifiuto ad essa stessa nocive? Non sarebbe più sensato immaginare l’esistenza di più forme di vita diversificate e capaci di riciclare i loro stessi rifiuti, trasformandoli in nutrimento per altre specie? In questa ottica, la repentina sparizione del metano potrebbe in qualche modo rappresentare almeno un indizio dell’esistenza di qualcosa di simile? Ovviamente se c’è vita su Marte, e le probabilità ormai sono del tutto a favore della sua esistenza, troppi i dati in tal senso, ci sarà sicuramente un ciclo ecologico. Se ci sono i costruttori di metano ci saranno anche i demolitori del metano, e così via. Due parole sul recente simposio sull’esplorazione di Marte intitolato “Viking at 40”… Si è tenuto da poco il 40esimo simposio sull’esplorazione di Marte intitolato “Viking at 40”. Ad essere sinceri, l’assenza del dr. Levin ha suscitato in noi un sentito dispiacere. Ha sfiorato il pensiero anche a Lei? Gil non poteva non esserci. Durante questo simposio l’accento è stato fortemente improntato sulla necessità di inviare astronauti su Marte. Tuttavia, in risposta ad una domanda del pubblico, la dr. Melissa Trainer ha ammesso candidamente che la presenza umana su Marte determinerebbe la contaminazione del suolo marziano da parte di organismi terrestri, ma nessuno ha però fatto notare l’inevitabilità della contaminazione biologica degli astronauti stessi con organismi eventualmente presenti sulla superficie marziana. Lei non crede che riportare questi astronauti a Terra possa costituire un potenziale rischio biologico per l’intera biosfera terrestre? Andiamo su Marte, mancherebbe altro. Il pericolo di contaminazione aliena è esagerata. Marte invia sulla Terra da miliardi di anni rocce marziane, il viaggio nello spazio e la caduta attraverso la nostra atmosfera non ne garantisce assolutamente la sterilità. Se c’è vita su Marte, e da miliardi di anni allora, non possiamo non aver già ricevuto batteri/virus marziani.. probabilmente avranno avuto poca fortuna per il diverso ambiente e soprattutto molto difficilmente i terrestri potrebbero esserne sensibili (e viceversa): 4 miliardi di anni di evoluzione ci avranno non poco separati a livello recettoriale.. Ovviamente, se si facesse un viaggio di andata e ritorno, i nostri cari astronauti se ne staranno in quarantena (potenziata) su una stazione spaziale in orbita terrestre per qualche mese… E prima sarà fatta tutto quanto possibile per limitare l’esposizione del materiale biologico terrestre all’ambiente marziano. Ma la strategia DOVRA’ essere un’altra, andare su Marte e rimanerci. Dopo numerosi anni di permanenza saranno scomparse le paure di contaminazioni infettive aliene (o al limite se qualcuno si ammalasse di “virus alieni” il pericolo per l’ambiente terrestre sarebbe zero e viceversa ci sarà tutto il tempo per studiarne il problema) e quando, chissà quando, probabilmente decenni, ci sarà su Marte un veicolo di ritorno verso la Terra nessuno ne avrà più paura o sarà possibile prendere provvedimenti adeguati (non è che sulla Terra non abbiamo problemi analoghi con malattie emergenti, dall’ HIV a Ebola e chissà quante altre nel futuro). Ma avremo astronauti disposti a formare colonie permanenti su Marte sapendo che con la Terra avranno solo contatti via etere e che presumibilmente non torneranno mai? E con la possibilità (per quanto remota, molto remota, vedi più sopra) di prendersi una malattia marziana? Certo che si. Professore, c’è un ricorrente e diffuso convincimento a proposito dei risultati ottenuti dagli esperimenti delle Viking, secondo cui le tecniche di sterilizzazione dei payload erano all’epoca lontani dalla perfezione, tanto da far pensare a batteri importati dalla Terra piuttosto che a batteri marziani. Come potremmo rispondere a questo dubbio quarantennale? Stupidaggini. I Viking furono sterilizzati alla perfezione. Un enorme dispendio di denaro per assicurarne la sterilizzazione. Semmai è dopo i Viking che americani e qualche sfortunata sonda sovietica che ebbero un livello di sterilizzazione basso, troppo basso. Dopo. Ragioniamo anche sul fatto che i cpm registrati dal LR di Levin furono gli stessi su due regioni molto lontane tra loro: vita autoctona. Un’ultima domanda per chiudere questa bellissima intervista: Per quel che concerne gli RSL, stando al fatto che l’esperimento GEX ha dimostrato che l’aggiunta d’acqua al terreno marziano provoca la liberazione di ossigeno, perché non usare l’ossigeno come tracciante per verificare l’attività degli RSL stessi? Parliamo delle Recurrent Slop Lineae marziane come prova (forse) di acqua liquida nel Marte di oggi? Mandiamo un rover tipo il Pasteur della prossima missione ESA nei luoghi dove queste sono abbondanti e testiamo la presenza di vita in queste zone (Valles Marineris etc.). Oppure quelli della NASA che amano tanto i rover geologici potrebbero andare a caracollare in quelle zone a vedere se sono davvero testimonianza di rivoli di acqua transienti. Viceversa, l’esperimento del GEX ha dimostrato presumibilmente l’esistenza di superossidi, poi confermati senz’altro da missioni successive. Un ossigeno che non è, presumibilmente, legato alla vita. Quindi non è interessante.. Grazie prof. Bianciardi, la ringraziamo per la sua disponibilità e speriamo di poter  avere altre occasioni per approfondire insieme la conoscenza di Marte. E’ stato estremamente piacevole e proficuo beneficiare della sua competenza, tenuto conto oltretutto della sua personale collaborazione con il dr. Gilbert Levin.  Il dr. Gilbert Levin Giorgio Bianciardi A livello professionale è Ricercatore/Professore Aggregato nel campo della Anatomia Patologica, della Patologia Generale, delle Medicine Complementari e dell’ Astrobiologia presso l’Università  di Siena, dove ha prodotto 370 Lavori in stampa o presentati a Congressi e libri di divulgazione scientifica. Nel settore astrobiologico, in particolare, ha sviluppato Lavori che portano prove sulla presenza di vita su Marte, passata e presente e sull'origine della vita.Si occupa anche di divulgazione astronomica e di studi di fotometria stellare, cura il elescopio Remoto UAI ed è Presidente del network di telescopi remoti italiani ASTRA. E' Editor della Rivista Astronomia della Unione Astrofili Italiani (UAI, fondatore dell'Unione Astrofili Senesi (1974), Direttore dell’Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, Siena e Vicepresidente della UAI.  E' premio Leonardo 2010 per la divulgazione scientifica.  L'asteroide 55418 porta il suo nome Bibliografia essenziale in astrobiologia: Vita passata su Marte: G, Bianciardi, V. Rizzo and N, Cantasano, Opportunity Rover's image analysis: Microbialites on the ancient Mars? INTERNATIONAL JOURNAL OF AERONAUTICAL AND SPACE SCIENCES, 15(4), 419-433, 2014 : http://ijass.org/PublishedPaper/year_abstract.asp?idx=474  Vita attuale su Marte: G. Bianciardi , JD Miller, PA Straat, GV Levin. Complexity Analysis of the Viking Labeled Release Experiments (2012). INTERNATIONAL JOURNAL OF AERONAUTICAL AND SPACE SCIENCES, 13 (1), 14- 26 :  http://ijass.org/PublishedPaper/year_abstract.asp?idx=132  Ricerca della vita nell’ Universo e su Marte (divulgativi): G. Bianciardi.  (2006). Marte Un viaggio nel tempo e nello spazio. IL CASTELLO, Trezzano sul Naviglio, Milano. G. Bianciardi.  (1997). La Vita Oltre la Terra. CUEN, Napoli. tutte le immagini proposte in questa intervista sono Credits NASA POTREBBERO INTERESSARVI ANCHE....