© 2004 - 2012 Pianeta Marte.net - All right reserved a cura del Direttore Matteo Fagone Nel mentre attendiamo le ultime novità che gli scienziati della NASA ci comunicheranno di volta in volta in merito all’esplorazione di Gale Crater operata dal rover Curiosity, ci è subito balzata una situazione a dir poco straordinaria. Anzi, forse la parola più giusta potrebbe essere “rivoluzionaria”. Non si tratta però di qualcosa strettamente legata a concetti scientifici quali astro-geologia, esobiologia ecc. quanto piuttosto di una percezione dell’ambiente marziano che ben poco ha a che vedere con il “pianeta rosso” al quale siamo stati abituati a credere per decenni. Finalmente proprio la NASA ci fa vedere un pianeta Marte che tanto ci ricorda quelle iniziali immagini della Viking le quali suscitarono uno scalpore a dir poco inutile, come d’altrode ci si poteva aspettare da una popolazione succube di sciocchezze pseudo religiose e pseudo scientifiche. Per il Direttore di questo portale ciò costituisce una piccola grande rivincita morale e intellettuale non tanto perchè ne sappiamo di più degli scienziati della NASA (ci mancherebbe!), ma per il fatto che abbiamo lottato sin dal 2005 - esattamente un anno dopo la nascita di questo sito - con l’obiettivo di mostrare (e dimostrare) come l’ambiente di Marte non sia propriamente quel mondo monocromatico dato in pasto a tutti in modo sfacciato e irriverente. Ci siamo impegnati per fornire degli elementi anche scientifici al riguardo e abbiamo pazientato anno dopo anno in attesa che qualcosa si verificasse. Oggi possiamo affermare che qualcosa stia accadendo sotto gli occhi di tutti, eppure sembrerebbe che quasi nessuno se ne sia accorto! Proviamo allora a fare un piccolo resoconto cronologico... Sin da 1976, anno in cui scesero i lander Viking 1 e 2, l’immagine del pianeta Marte che i tecnici della NASA offrirono al Pubblico fu quello di una sterile sassaiola arrossita con un cielo imbrunito da colori altrettanto cupi e tendenti pure a simili tonalità. La stessa cosa accadde nel 1997 quando atterrò la sonda Pathfinder, sebbene il terreno marziano fu presentato in diverse immagini con tonalità già più “terrestri” e spostate verso il marrone mentre il cielo di Marte appariva talvolta marrone e talvolta rosa. Con l’arrivo di Spirit e Opportunity, agli inizi del 2004, il carnevale cromatico marziano continuò tendenzialmente a mantenere la medesima andatura ben collaudata. Fortunatamente però i due rovers si sono dimostrati essere dei gioiellini tecnologici dalla straordinaria robustezza i quali anzichè durare solo pochi mesi ci hanno invece regalato un numero di fotogrammi da far impallidire! Durante il Mars Exploration Program dei rovers Spirit e Opporrtunity i tecnici NASA hanno tra l’altro reso pubbliche un bel numero di immagini cosiddette “false color” (più precisamente delle RAW color images) le quali mostravano un paesaggio completamente in antitesi rispetto ai monocromi spacciati per “approximate true colors”. Lo scopo delle “false colors” era (a detta della NASA) quello di aiutare gli astro-geologi a evidenziare meglio certe sfumature e differenziazioni del terreno atte a identificare in modo più preciso determinate caratteristiche geologiche locali. E questo tutto sommato è un discorso che ci sta anche bene, a patto però che ogni “false color image” sarebbe stata affiancata dal corrispondente fotogramma “true colors” con allegati tutti i dati ambientali rilevati dai sensori dei rovers per la compilazione di un resoconto scientifico decente. Bisogna ammettere che, a parte i monocromi delle immagini, il lavoro condotto dagli scienziati (sia della NASA che delle varie Università) è peoceduto in perfetta sintonia al grado di informazione ricevuta a monte. Se non altro oggi siamo a conoscenza dell’esistenza di moltissimi minerali e composti chimici tra i quali - lo vogliamo certamente ricordare - il gesso, un tipo di solfato di calcio che avrebbe indirettamente confermato l’interazione con acqua liquida relativamente recente. In definitiva, l’effetto psicologico che l’accresciuta conoscenza dell’ambiente marziano, unita alle immagine “in salsa rosa” con l’aggiunta delle “false colors”, sembrerebbe abbia dato il via ad un certo cambiamento (o adattamento) di mentalità davvero interessante, anche se la tendenza del Pubblico e della Comunità Scientifica ad immaginare Marte come “il pianeta rosso” probabilmente durerà ancora. Per rendere meglio l’idea riportiamo alcuni esempi freschi relativi proprio alla missione MSL Curiosity. Si noti quanto segue...           1 2 3 4 5 6 7 8 Figure 1 e 2 Viking landers Figure 3 e 4 Pathfinder Figure 5 e 6 Spirit e Opportunity Figure 7 e 8 Phoenix M.L. Credits NASA/JPL Come didascalia di questa immagine leggiamo quanto segue: “Un’immagine più luminosa e nitida della HazCam di Curiosity che mostra il centro del cratere Gale chiamato Mt. Sharp, a 6.5 chilometri di distanza. E’ stato ricolorato per renderlo più marziano, tanto per avere l’idea del tipo di panorama che si potrebbe avere se fossimo su Marte. Crediti NASA-JPL” Questo è un esempio di come l’ideologia folkloristica del “pianeta rosso” opera sulla mente di chi immagina Marte.   Ecco un altro esempio: “Image Caption: Curiosity and the Mojave Desert of Mars at Gale Carter North Rim, False Color Mosaic. This false color panoramic mosaic shows Curiosity in the foreground looking to the eroded rim of Gale Crater in the background. Visible at left is a portion of the RTG nuclear power source, low gain antenna pointing up, then the deployed High Gain antenna and other components of the rover deck. This mosaic was assembled from the three new full resolution Navcam images returned by Curiosity overnight and snapped on Sol 2 on Aug. 8. Image stitching by Ken Kremer and Marco Di Lorenzo. Topsoil at right foreground has been excavated by the descent landing thrusters to expose what the team believes is bedrock...” Anche in questo caso è stata realizzata una immagine in falsi colori basandosi sullo stesso concetto ideologico consolidato del “pianeta rosso”.   Dal medesimo sito altro commento: “Image Caption: Looking to Martian bedrock and Gale Carter North Rim, False Color- This two frame mosaic was assembled from the first two full resolution Navcam images returned by Curiosity on Sol 2 (Aug 8) and enhanced and colorized to bring out further details. Image sticthing and processing by Ken Kremer and Marco Di Lorenzo. Topsoil in the foreground has been excavated by the Sky crane descent landing thrusters to expose what the team believes is bedrock...” L’immagine è la stessa, ma il commento rappresenta la fonte originale. Leggiano: “UPDATE: Here’s a clearer hazcam image from Curiosity showing the central peak of Gale crater, named “Mt. Sharp”, 6.5 km in the distance. I recolored it to look more “Marsy”, so it’s sorta kinda the type of view we might see once the rover’s Mastcam unfolds and begins taking REAL pics!” In questo caso il breve commento corredato a questa illustrazione non dice nulla a proposito del paesaggio marziano: “Curiosity's ChemCam instrument can vaporize rocks from up to 30 feet (9 meters) away with a laser. Three spectrographs will analyze the composition of the vaporized bits. CREDIT: NASA/JPL-Caltech/LANL/J.-L. Lacour, CEA” Naturalmente, anche in questo caso abbiamo a che fare con un ulteriore rappresentazione di un “pianeta rosso” proprio come da immaginario collettivo. Ed è una rappresentazione artistica “made in NASA”. UN PUNTO DI VISTA EQUILIBRATO - Sebbene il mito del pianeta rosso abbia acquisito una sua propria rilevanza oggettiva nel corso di questi decenni, sarebbe più profittevole cercare di separare le due anime (quella folkloristica e quella scientifica) del problema e concentrarsi su un analisi obiettiva di simili incongruenze; questo in virtù del fatto che ciascuno di noi possiede il potenziale e la facoltà di fare delle verifiche. Per quel che riguarda invece l’articolo di Space.com da cui abbiamo estratto questa immagine vorremmo sottolineare la concisa descrizione dei dieci strumenti di Curiosity. E’ un ottimo soggetto che merita di essere letto e archiviato. A questo punto passiamo all’analisi delle immagini a colori riprese da MSL Curiosity e al successivo confronto con le prime originali immagini riprese dai landers Viking 1 e 2. Come detto ad inizio articolo, balza subito all’occhio l’evidenza di un paesaggio decisamente meno rosso quanto più soft e dai toni cromatici molto vicini all’ambiente terrestre; diciamo che sembra quasi di vedere in tutto e per tutto un deserto terrestre con una leggera cappa di umidità atmosferica. Potrà apparire alquanto contraddittoria tale affermazione considerato che nei deserti terrestri generalmente il tasso di umidità è bassissimo, ma questo è Marte e non la Terra per cui non dovremmo stupirci di osservare simili mix climatici in aree desertiche. Curiosity ha dato il via all’esplorazione di Gale Crater con il suo software aggiornato regalandoci esattamente quanto visibile nelle figure sotto (1 e 3). Si tratta di immagini ad elevata risoluzione in cui si nota molto bene la pressocchè scomparsa dei monocromi “old-style” e la comparsa di cielo azzurro, terreno marrone tipicamente delle regioni desertiche e sfumature grigie diffuse. Le versioni 1 e 2 sono originali NASA, mentre la 3 è un nostro elaborato prodotto nel tentativo di re-bilanciato il leggero disturbo cromatico dovuto molto probabilmente alle condizioni di illuminazione unito al colore del suolo. I due elaborati (ossia l’originale NASA e il nostro) costituiscono a tutti gli effetti l’uno il complemento dell’altro. Non possiamo affermare che la nostra sia necessariamente “quella giusta” in assoluto perchè la leggera differenza cromatica rappresenta solo una frazione di interferenza ambientale, nulla più. In entrambe i casi abbiamo sotto i nostri occhi praticamente Marte come realmente dovrebbe apparire se fossimo li in persona. E naturalmente dovrebbe applicarsi in linea generale lo stesso criterio anche per le immagini riprese dai vari predecessori, tenendo ovviamente conto di fattori quali differenti condizioni meteorologiche, differenti tipi di terreno, differenti condizioni di illuminazione, temperature locali, umidità atmosferica, presenza di particolato a bassa quota... Vediamo allora di estrapolare qualche dato interessante nel limite del possibile. Lo scattering atmosferico della luce blu nella regione di Gale Crater risulta essere piuttosto accentuato e questo potrebbe suggerirci che la densità          dell’aria dovrebbe avere una consistenza di rilievo. Lo scattering della luce bianca che si nota sullo sfondo delle alture potrebbe altresì suggerirci due ulteriori fattori legati all’atmosfera marziana. Il          primo lo potremmo accostare alla diffusiione luminosa indotta da microgoccioline d’acqua in sospensione a bassa quota. Che poi sia ghiacciata o          sotto forma di vapore vero e proprio questo è un dato significativo in ogni caso. L’insieme dello scattering della luce blu e della luce bianca potrebbe inoltre suggerirci la presenza di particolato in sospensione sulla parte bassa          dell’atmosfera in quantità modeste, ma non da passare del tutto inosservate; abbastanza da contribuire alla creazione del fondo nebbioso nella sua          globalità. Per quel che attiene al tipo di terreno e ai componenti minerali possiamo supporre alla presenza di elevate percentuali di ossigeno intrappolato al suolo. Tuttavia anche le chiazze grigiastre sono molto interessanti nel loro contesto. Altra curiosità che ci permettiamo di mettere in evidenza è la presenza in Gale Crater delle stesse identiche formazioni (diciamo pure gli stessi “sassi”) visti in tutti i siti di atterraggio delle precedenti missioni. UNA DIFFERENZA E UNA SIMILITUDINE - Dunque ci troviamo davanti a ciò che - almeno in apparenza - rappresenta una svolta. Non più le care vecchie pittoresche immagini ritraenti uno sterile pianeta rosso, ma qualcosa di più vicino al nostro mondo e alla nostra realtà. Non più un pianeta così alieno e maledettamente ostico, ma un mondo più a portata di mano e appetibile. Ma c’è una straordinaria curiosità che vorremmo non passasse in background, sopratutto in rispetto di chi come noi, si è con passione dedicato alla elaborazione delle immagini trasmesse a suo tempo da Spirit e Opportunity. Probabilmente qualcuno ricorderà il sito www.lyle.org in cui operava un tecnico di nome Daniel Crotty. Purtroppo il sito non esiste più, ma provvidenzialmente nella nostra Mars Gallery abbiamo salvato una ventina tra le più rappresentative elabrazioni prodotte da questa persona. Si noti l’incredibile similitudine che intercorre tra queste nuove immagini NASA e quelle di Daniel Crotty. E si metta poi in relazione il tutto con le nostre elaborazioni. Casualità? Chissà... Forse. Oppure no. Probabilmente siamo sulla giusta strada nell’interpretare il vero aspetto del pianeta. Vediamo cosa ci riserverà il futuro con l’attività di questo nuovo ultra tecnologico rover. Anche l’elaborato 2 tratto dal sito di MSL Curiosity si differenzia moltissimo dalle vecchie immagini a colori che la NASA ha diffuso nel corso di questi decenni di esplorazione marziana in loco, infatti possiamo ben notare la foschia che si staglia su un fondo celeste e sui rilevi. E’ probabile che qualche Lettore si starà chiedendo quale dei tre fotogrammi sia quelo più reale. Ebbene, la NASA nei commenti relativi ai fotogrammi sostiene che non sarebbe semplice stabilire con certezza cosa vedrebbe un occhio umano se fosse li. Inoltre, per quel che concerne l’immagine 1, si asserisce che sia stata “rischiarata”, mentre l’immagine 2 non sarebbe stata sottoposta a nessun processing. Ad ogni modo, tenendo conto che la quantità di luce che giunge dal sole verso Marte è circa (facendo una media tra afelio e perielio) metà di quella terrestre possiamo ritenere sostanzialmente che i fotogrammi siano abbastanza realistici. La NASA infatti ha reso pubbliche alcune versioni “white balanced” (ovvero portate grossomodo al valore di illuminazione della Terra) grazie alle quali ci si può fare un’idea approssimativa della differenza di illuminazione fra Terra e Marte. Quello che più di tutto troviamo davvero interessante al momento è la diffusa nebbiosità di fondo, indice di una cospicua presenza di vapore acqueo mista a particolato a bassa quota. Occupiamoci adesso di fare un confronto con i primissimi fotogrammi a colori dei Lander Viking, proprio quelli che (stando alle cronache dell’epoca) suscitarono sciocche reazioni di protesta di comuni cittadini troppo suscettibili verso le “nuove” frontiere aperte dalla NASA e che non confacevano alle loro aspettative di vedere - appunto - il “pianeta rosso”. Per intanto, le versioni “old style” sono state incluse solo per dovere di memoria storica, ma ciò che interessa per la presente trattazione sono invece quelle che mostrano un paesaggio marziano “just-like-Earth”. Nel corso degli anni da che siamo operativi abbiamo letto svariati generi di commenti su questi famigerati fotogrammi, alcuni dei quali in effetti avevano un certo pregio perchè vertevano su un presunto eccesso di stretching cromatico del blu. Nel tentativo di risolvere tale eccesso abbiamo allora prodotto gli elaborati visibili al centro delle prime tre serie di fotogrammi. Ciascuno può rendersi conto da se della sottile ma determinante differenza che si sostanzia perlopiù nel colore del suolo. Nella quarta serie di fotogrammi abbiamo eliminato l’eccesso di giallo che conferiva al paesaggio una dominante falsata con cielo verde. Le immagini “old style” dai colori rosso-arancio le lasciamo ai nostalgici del “pianeta rosso”.   CONCLUDENDO - Curiosity ci riporta sotto certi aspetti indietro di 36 anni, con la differenza che stavolta non abbiamo più assistito a nessun particolare spettacolo di patemi spaziali folkloristici. Gli appassionati che hanno accolto come noi le nuove immagini di Curiosity non hanno battuto ciglio se non per ammirare con meritato stupore il paesaggio di Gale Crater. Un segno di maturità? Probabilmente è così, ce lo auguriamo di cuore. Sulla questione di come dovrebbe apparire Marte all’occhio umano non c’è in realtà nulla da recriminare ne verso chi crede al mito del “pianeta rosso” e ne verso coloro che hanno perpetrato tale ideologia un tantino forzata. Perchè diciamo questo? Perchè esiste comunque una base comune su entrambe le linee. In un caso si crede a ciò che è stato offerto come informazione “corretta”; nell’altro caso è stata offerta un informazione consona a ciò che si voleva credere. In altre parole, un circolo vizioso. Si faccia bene attenzione che da questa situazione “apparente” non è detto che ne debba soffrire la ricerca scientifica in senso assoluto. La raccolta di dati, l’analisi e la formulazioine di ipotesi e modelli climatologici, geologici e persino esobiologici è stata portata avanti con successo, benchè qualche incongruenza inevitabilmente esiste e con tutta probabilità continuerà a manifestarsi anche sulla missione di Curiosity. Possiamo allora affermare con una ragioinevole sicurezza che l’effetto prolungato nel tempo di un determinato modo di percepire la realtà extraterrestre può alla fine condizionare tanto la mente di chi riceve l’informazione quanto la mente di chi è preposto a fornire l’informazione stessa creando il succitato circolo vizioso. Siamo pertanto molto spiacenti nel comunicare che il voler a tutti i costi affrontare queste tematiche in chiave cospirazionista e anticospirazionista costituisce solo un baluardo di obsoleta statura in quanto non saranno certo gli artefizi cromatici applicati alle immagini di Marte a divenire ostacoli insormontabili e/o irreversibili.            1Credits NASA/JPL 2 3 Mentre Curiosity proseguiva la sua discesa verso la superficie marziana sono state ripree queste spettacolari immagini ad elevata risoluzione le quali ci mostrano un pianeta meno rosso di quanto ci si potrebbe immaginare. La superficie vista da questa quota si è rivelata affine alle immagini inviate da Curiosity a terra. Credits NASA/JPL - Additional processing “natural colors” by Matteo Fagone Pianeta Marte.net Credits NASA/JPL Credits NASA/JPL Credits NASA/JPL Credits NASA/JPL - Additional processing “old style colors” by Matteo Fagone Pianeta Marte.net original edited old style original edited old style original edited old style original “yellow glasses effect” edited old style ARGOMENTI CORRELATI 6 agosto 2012: Curiosity è atterrata su Marte! - a cura del Direttore Il Cratere Gale - a cura di Marco De Marco Curiosity killed the cat - acura del dr. Alessio Feltri A rischio l’incolumità di Curiosity - a cura di Marco De Marco e Matteo Fagone Carote in padella, l’ennesima bufala scientifica made in NASA - a cura del dr. Alessio Feltri